Calma e sangue freddo. Lo stile Lecce e le polemiche da disinfettare dopo il caso Mancosu/Tachtsidis

La maglia va rispettata, ma vanno rispettate anche le persone. La dirigenza vuole riportare il sereno dopo un social storming un po’ caotico e improbabile

Lo stile è importante, in tutte le cose. E anche nel gioco del calcio il modo fa la differenza. Ce ne siamo accorti con la faccenda Mancosu/Tachtsidis risolta mirabilmente dalla volontà ferrea di Pantaleo Corvino e dal talento aristocratico di Saverio Sticchi Damiani. Non era facile, eppure sono riusciti a riportare i pesi sulla linea di galleggiamento. Bravi.

E bravo anche Marco Mancosu, al quale si può perdonare un momento di debolezza, dopo tante dimostrazioni di forza in tre anni esaltanti, fatti di successi e di gol segnati. Il capitano voleva andar via, questo lo diciamo perché lo sappiamo, avendo parlato personalmente con lui qualche settimana fa. E non perché non gli piacesse Lecce, anzi; non perché non stesse bene anzi; ma perché quando hai 32 anni pensi diversamente al presente, perché sai di avere più passato che futuro nel tuo lavoro di giocatore.
Ora se è legittimo voler andare via, sognando la serie A, è legittimo anche fare i conti con se stessi e accontentarsi. Quando sfumano le possibilità di andare altrove, non bisogna farne un dramma, non tutti hanno il mercato di un fuoriclasse e la storia del Calcio è una strada lastricata di giocatori che potevano “ma non hanno…” che speravano “ma non sono…”. È lo specchio dell’esistenza, bisogna farsene una ragione.

Poi però c’è lo stile, di cui parlavamo nell’attacco del pezzo. E qui l’avvocato Sticchi Damiani sale in cattedra. La dirigenza ha voluto una conferenza stampa per riportare il sereno dopo un social storming un po’ caotico e improbabile e ha chiesto al capitano di sedere accanto a lui in conferenza stampa, non per costringerlo a chiedere scusa, ma per un’assunzione di responsabilità che avesse il profumo della sincerità. Una conferenza stampa congiunta fra le parti è più veritiera e non da adito a maldicenze, spazza la polvere delle polemiche e disinfetta l’ambiente. E va bene così.

Di Panagiotis non abbiamo parlato ma ci piacerebbe una ricomposizione anche con lui che è un giocatore necessario e sufficiente per la serie B (già lo sappiamo), avendolo visto tra i protagonisti assoluti della promozione in A del 2019.
Concludiamo dicendo che la maglia va rispettata, ma vanno rispettate anche le persone. Se uno non ha più voglia di starci è giusto che sia libero quanto meno di desiderarlo. I calciatori sono lavoratori a pagamento, non fidanzati. Vivono una carriera, non una storia d’amore. Perciò benvenuti e buon viaggio a tutti.



In questo articolo: