Capase e capasoni, da ‘vecchi’ contenitori per il cibo a moderni oggetto d’arredo

La capasa (e il capasone) era un antico recipiente per conservare gli alimenti, un manufatto povero oggi usato come prezioso oggetto di arredo

Tutti le cercano, tutti le vogliono. Le capase non sono solo semplici giare, ma una testimonianza di un’antica arte, di un passato che racconta di famiglia e di casa. In base alle dimensioni, capase, capasoni e capaseddhi venivano usati per conservare olio, vino, alici e capperi sotto sale, fichi con le mandorle e altri alimenti in un’epoca in cui non esistevano freezer né frigoriferi. Del resto avevano una “peculiarità” quella di riuscire a mantenere la temperatura costante al loro interno senza che il contenuto si alterasse. Non solo, i capasoni erano anche “ermetici” grazie ad un piatto di creta fissato con una mistura di calce e cenere che evitava infiltrazioni dall’esterno. In basso, invece, era fissato un piccolo rubinetto chiamato “cannedda” o un turacciolo chiamato “pipolo”.

Insomma, non potevano mancare in cucina insieme alle “pignate” che servivano (e servono ancora) a cuocere legumi e carne vicino al fuoco o ai limmi.

Indispensabile un tempo, capase e capasoni, considerati pesanti e ingombranti, sono stati accantonati per fare spazio ai moderni contenitori in plastica. Meraviglie fatte a mano che rischiavano di essere dimenticate se non fossero tornate con “prepotenza” con un nuovo scopo: quello di abbellire. Basta fare una passeggiata nelle masserie, nelle trattorie tipiche salentine, nelle cantine e nei luoghi storici per notare subito questi bellissimi oggetti, ammirati dai turisti e desiderati come un gioiello prezioso. Guai, infatti, a considerarlo un manufatto povero, dato che era il ‘ripiego’ di chi non poteva permettersi materiali più nobili. Basta digitare su google “capasone” per rendersi conto di quanto questi antichi recipienti, importanti nell’antica economia agraria, siano ricercati oggi… e del prezzo.

Ricorda un po’ la storia dello Stricaturu, passato da un oggetto da bucato all’arredamento. In ogni pila ne trovavi uno. E oggi sono in tanti a chiedere cosa sia questa ‘strana’ tavoletta di legno con scanalature orizzontali, dove venivano strofinati i panni da lavare. Un rimedio infallibile per togliere le macchie, anche le più ostinate.