Sono tanti, tantissimi i turisti che scelgono di trascorrere le vacanze di Natale a Lecce, sapendo di trovare una città vestita a festa, un capoluogo barocco che risplende sotto le luci scintillanti delle luminarie allestite in Piazza Sant’Oronzo, quest’anno più bella che mai e nelle stradine del centro storico. Nell’aria si respira la magia del periodo più bello dell’anno, un clima reso ancor più suggestivo dagli eventi organizzati per tutti i target.
Tra le attrazioni a catturare l’attenzione è senza dubbio il presepe artistico allestito in piazza Duomo. Non c’è passante che non ne resti incantato. Così, dopo aver ‘abbandonato’ l’anfiteatro romano che, per anni, ha fatto da sfondo alla rappresentazione della natività e dopo un “esperimento” poco gradito in viale Marconi, vicino alla fontana dell’Armonia, il presepe con le sue statue di cartapesta, i muretti a secco, le ‘pagghiare‘ e le stradine ha trovato casa nella piazza più ‘famosa’ del capoluogo barocco. E poi ha come sfondo la bellezza indiscussa della Cattedrale, dove sarà proiettato un cielo stellato sulla facciata.
Tradizione, ma anche cambiamento. La natività, quest’anno, sarà ospitata nella riproduzione dell’Arcu te pratu, luogo tanto caro ai leccesi e protagonista di un singolare aneddoto, di una “leggenda” cantata da Bruno Petrachi. Si narra, infatti, che re Ferdinando IV di Borbone (in visita a Lecce nel 1797, in occasione delle nozze del principe ereditario Francesco con Maria Clementina d’Asburgo) si concesse un giro per la città con il sindaco Oronzo Giosuè Mansi. Il primo cittadino, durante la visita, indicò al Sovrano l’Arco, esaltandolo come esempio di bellezza architettonica, ma il Re rispose in malo modo. “Che me ne fotto” disse, così come canta Petrachi. Da quel momento, per manifestare disinteresse nei confronti di qualcosa o qualcuno si usa eufemisticamente l’espressione: “Arcu te Pratu”.
Ma la ‘storiella’ con protagonista re Ferdinando ha dato vita ad un altro noto detto locale. Il giorno della partenza, contrariamente all’arrivo, nessun cittadino volle salutare il Sovrano, impermalosito dalla quella risposta. Da qui “Lecce città d’arte, se fotte di chi arriva e di chi parte“.
Insomma, sarà questo angolo del centro storico ricco di storia a fare da grotta, a proteggere i ‘pupi’ giganti della Madonna, di San Giuseppe e Gesù bambino.
I maestri della ditta di Giovanni Serafino di Merine guidati dal progettista, il geometra Pierluigi Lala, hanno lavorato a lungo per allestire il tipico paesaggio salentino che ha da sempre ha fatto da sfondo al presepe. E il maltempo di novembre non ha aiutato, rallentando di molto la tabella di marcia. Ostacoli non previsti, tanto che si è temuto di dover rimandare l’inaugurazione al giorno di Santa Lucia. E, invece, no. È tutto pronto per la cerimonia con l’Arcivescovo, Mons. Michele Seccia, il Sindaco Carlo Salvemini e tutte le autorità istituzionali. Il taglio del nastro è presvisto alle 19.00.