È di queste ore la notizia lanciata prima dall’ Agenzia di stampa Adn Kronos e poi riportata da molte testate nazionali e rimbalzata sui social e sit on-line, della «Campana dei bimbi non nati», omaggio, a Sanremo, del Vescovo Antonio Suetta ai bimbi abortiti.
Non posso non andare con la memoria a quel capolavoro di teoria della comunicazione e letteratura filosofica che è «Il Maestro e Margherita», in cui Bulgakov scioglie l’intreccio narrativo in modo assolutamente spiazzante. Infatti la protagonista, Margherita, Regina del Gran Ballo di Primavera, rinuncia a vedere esaudito il proprio divorante desiderio di vivere il proprio amore per il suo Maestro pur di far cessare il tormento di Frida, la misera popolana che, per non vedere il proprio figliolo morirle di inedia fra le braccia, si macchia del suo assassinio.
Margherita prova pietà. Non pïetas, non comprensione o sorellanza, no: pietà. Prova pietà Margherita. Una strega.
Non so a quali narrazioni siano avvezzi i sanremesi, né a quali versi – cantati, in prosa o in rima.
So che rimanere spettatrici e spettatori muti di questo festival dell’umiliazione delle donne non si può, non si dovrebbe mai.
E faccio appello a un imperativo morale che non posso immaginare meno sentito in Italia oggi di quanto lo fosse nella Russia degli Anni Trenta del secolo scorso; non posso immaginarlo meno sentito poiché altrimenti dovrei pensare che tutte le manifestazioni, i collettivi, l’intera comunicazione intorno ai deleteri effetti di certo patriarcato, siano solo un esercizio retorico. E se di retaggio di patriarcato non si tratta, qualcuno dimostri la bontà di spiegarmi cosa sia.
