Capitale europea della cultura. E il Nord si conferma antimeridionalista

Il ministro alla Cultura, Massimo Bray, ha reso note le sei città che hanno passato il primo traguardo alla candidatura a Capitale europea della cultura, tra queste anche la città di Lecce.

Dopo l’annuncio del ministro alla Cultura, Massimo Bray, che ha svelato le sei città che hanno passato il primo step nella corsa europea, le reazioni sono state tante. In molti, dal Nord d’Italia, hanno gridato allo scandalo.

Se Lecce, Cagliari, Perugia, Matera, Ravenna e Siena gioscono, c’è chi piange, ovvero tutte le altre candidate al titolo. E se in molti l’hanno presa sportivamente, altri, invece, non riescono a mandar giù il boccone amaro lasciando spazio a derive antimeridionaliste preoccupanti.

Sui social network i post sono stati tanti. Sul profilo della candidata Mantova si legge all’indomani della sentenza della giuria “Passano Cagliari, Siena, Perugia, Ravenna, Matera e Lecce. Il dispiacere é grande, ma il nostro lavoro insieme continua”. Sul profilo di Palermo, l'assessore alla cultura del Comune, Francesco Giambrone dichiara "felici per le città selezionate, contenti per un percorso di grande crescita e di futuro che Palermo ha comunque compiuto. Il progetto va avanti anche se non saremo capitale europea della cultura perché è un progetto di futuro che riguarda prima di tutto Palermo e i suoi cittadini". Dalla pagina di Urbino, poi, “Molti non si spiegano perché Urbino è stata esclusa dalle sei città selezionate che proseguiranno la progettazione per diventare capitale europea della cultura 2019, anche noi non ce lo spieghiamo. Possiamo dirvi perché avrebbe dovuto essere inclusa: oltre 100 tra intellettuali, scienziati, artisti, premi Nobel, sportivi e personaggi dello spettacolo hanno sostenuto con forza il nostro progetto; 239 su 239 comuni delle Marche, fondazioni culturali e bancarie, oltre 30 brands e circa 100 piccole medie-imprese hanno creduto in #Urbino2019; abbiamo avviato un rapporto di amicizia e cooperazione con Sofia; molte associazioni culturali e giovanili si sono unite alle nostre idee; il popolo dei social network ha condiviso con noi la strada verso il 2019. Siamo convinti che tutto questo non andrà perso ma, al contrario, valorizzato. La nostra avventura non finirà qui”.

Dispiacere, sì, ma un senso di sportività traspare. Così non è stato per l’assessore alla cultura della Lombardia che si è detta indignata per l’esclusione di Mantova e Bergamo. Nel mirino delle illazioni il ministro leccese Massimo Bray, velatamente – e nemmeno tanto – “accusato” di aver avuto un occhio di riguardo per il Sud. C’è chi addirittura ha dichiarato di vedere nella scelta della short list un atteggiamento di favore verso amministrazioni di sinistra, oltre che meridionali, ma soprattutto “bisognose di aiuto” perché sull’orlo del dissesto, come sarebbero Lecce e Siena.

Insomma, lo slogan che campeggia sui notiziari on line è  “Nord escluso, città a sinistra, tranne Lecce di Bray”. Insomma, un vero attacco mediatico a cui il primo cittadino del capoluogo barocco ha risposto con un post su facebook. Poche parole per mettere a tacere le tante polemiche che da nord a sud si sono susseguite: "Abbiamo meritato di arrivare in finale. Ogni polemica nata intorno a questo nostro traguardo è immotivata e strumentale e fa trasparire, comprensibilmente, tutta l'amarezza delle città che, purtroppo per loro, sono state escluse" scrive Paolo Perrone sul suo profilo. 

Ora, la giuria tornerà a riunirsi negli ultimi 3 mesi del 2014. Vedremo se una simile sollevazione anti-Sud farà breccia nel cuore della commissione. Noi speriamo di no, non soltanto perchè da salentini vorremmo vedere sul podio Lecce, ma soprattutto perché non ci stiamo a sentire sulla pelle venti di discriminazione e razzismo che sanno tanto di preistoria. E’ vero, l’Italia viaggia a due velocità, è innegabile, ma, ognuno a modo suo, è olio nel motore del Paese.



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