Il diritto alla salute e quello al lavoro non possono essere escludenti l’uno dell’altro. Non deve esistere contrapposizione alcuna tra questi due diritti fondamentali dell’uomo: quello di vivere in salute (rispettando ovviamente quella altrui) e quello di portare a casa i soldi del sostentamento proprio e della propria famiglia magari attraverso un’attività lavorativa che esalti le sue inclinazioni e i suoi talenti (troppa grazia!). Diritti che la Costituzione Italiana tutela e valorizza in vari articoli.
È indubbio però che le decisioni necessarie assunte dal Governo Italiano due mesi fa per fermare il diffondersi del virus attraverso il distanziamento sociale (di fatto obbligando molti cittadini a restare a casa e a non andare al lavoro) abbiano avuto delle ripercussioni economiche devastanti su molti nuclei familiari.
Talmente devastanti da spingere molte persone, troppe, al gesto più estremo quello del suicidio.
A dare l’allarmante e gravissima notizia Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia generale e direttore dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University.
«I dati sono impietosi: dall’inizio dell’anno sono già 42 i suicidi, di cui 25 quelli registrati durante le settimane del lockdown forzato; 16 nel solo mese di aprile. Questa “impennata” risulta ancor più preoccupante se confrontiamo il dato 2020 con quello rilevato appena un anno fa: nei mesi di marzo-aprile 2019, il numero delle vittime si attestava infatti a 14, e il fenomeno dei suicidi registrava la prima vera battuta d’arresto dopo anni di costante crescita».
Il dramma economico si aggiunge, quindi, a quello sanitario; anche perché, deve essere ricordato il fatto che il lockdown forzato è caduto in una preesistente crisi economica che aveva messo sul lastrico tante aziende e tante famiglie.
Severo l’allarme per il dramma che si sta consumando nel nostro Paese e che riguarda soprattutto la figura degli imprenditori, attanagliati dalle preoccupazioni e dalle difficoltà di una crisi che in questi mesi di stop non ha risparmiato le imprese, i dipendenti e le responsabilità, pesanti come macigni, che avvertono tanti titolari d’azienda.
«Le vittime, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio, sono perlopiù imprenditori: 14, sul totale dei 25 casi registrati nel periodo del blocco. Un numero importante che sottolinea, ancora una volta, e oggi con maggiore forza, la necessità di intervenire con misure e interventi a sostegno del tessuto imprenditoriale. Solo pochi mesi fa – continua Nicola Ferrigni– il nostro Osservatorio rimarcava, in un contesto di fiducia dato dal generalizzato calo del numero dei suicidi, soprattutto tra disoccupati e precari, l’esigenza di un programma di politiche economiche più ampio e strutturato, capace di guardare in modo particolare alle imprese e agli imprenditori. Oggi più che mai questa esigenza diventa stringente, non solo per ricostruire il nostro Paese e per far ripartire l’economia, ma anche per prevenire quella che si sta delineando come una strage silenziosa, di cui le principali vittime sono gli imprenditori in difficoltà».
A questi numeri, di per sé già significativi, vanno poi aggiunti anche quelli relativi ai tentati suicidi: 36 da inizio anno, 21 nelle sole settimane di lockdown. Gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” alzano così a 1.128 il totale dei suicidi legati a motivazioni economiche in Italia dal 2012 a oggi, e a 860 i tentati suicidi.