Non demorde il dottore Giuseppe Serravezza nel suo sciopero della fame e della sete intrapreso ormai tra quattro giorni in segno di protesta non solo contro la realizzazione del gasdotto Tap, ma anche contro tutte le alte “minacce sanitarie che gravano sul territorio”.
Il significativo dissenso intrapreso dal responsabile scientifico di LILT prende di mira, infatti, Ilva, Cerano, centrali a biomasse, inceneritori e adesso il gasdotto Tap. Tanti in queste ore sono stati gli appelli e i messaggi di solidarietà che da più parti sono stati recapitati al dottor Serravezza, che però non intende arretrare.
Questa mattina è il Prefetto di Lecce Claudio Palomba a contattare il medico, invitandolo a “desistere e ad adottare eventualmente forme di protesta che non implichino gravi conseguenze per la sua salute”. Il dottor Serravezza lo ha ringraziato, ribadendo tuttavia che andrà avanti in attesa di un segnale forte e concreto da parte del Governo e delle istituzioni del territorio.
“Eccellenza – ha spiegato Serravezza – il Salento non ce la può più fare a questo progetto ne seguiranno altri, questo territorio sta già morendo e io, come oncologo e cittadino, ho il dovere di fare qualcosa, perché le cure non bastano più. Lo devo ai miei pazienti di oggi e ai tanti che purtroppo non ci sono più, lo devo alle generazioni future. Mi auguro possiate comprendere, abbiamo già pagato un prezzo troppo alto in termini di vite umane”, ha concluso.
Giuseppe Serravvezza, quindi, non molla e per domani è prevista la sua partecipazione a Gallipoli, nell'ambito della manifestazione "Gallipoli Run" a sostegno del Centro Ilma, alla quale prenderanno parte anche il Direttivo provinciale Lilt e tutte le altre delegazioni.
Il prefetto Palomba chiama Serravezza: ‘vado avanti con lo sciopero della fame finché le istituzioni non interverranno’
Prosegue lo sciopero della fame e della sete intrapreso dal dottor Giuseppe Serravezza. Tanti gli appelli che lo hanno invitato a desistere dalla protesta, in ultimo quello del Prefetto Palomba. ‘Non mi fermo – ha spiegato Serravezza – lo dobbiamo alle generazioni future’.