‘La luce è fulminata’: a Galatina si opera con l’illuminazione del cellulare

Ha del paradossale la vicenda che arriva dall’ospedale ‘Santa Caterina Novella’ di Galatina: nella sala operatoria del reparto di chirurgia la lampada scialitica è fuori uso. Le operazioni però si continuano ad eseguire. Come? Medici e assistenti fanno luce con i cellulari.

Casi di malasanità, di lacune strutturali e di disagi per medici e pazienti. Questa volta però la storia ha dell’inverosimile.

Teatro della vicenda è l’ospedale ‘Santa Caterina Novella’ di Galatina, uno dei nosocomi più importanti dell’intera provincia di Lecce. Ci troviamo nel reparto di chirurgia dove in sala operatoria la lampada usata durante i delicatissimi interventi si è fulminata.

Basterebbe cambiarla, vero? Invece no. La luce è spenta da ben quattro anni e nessuno ha mai provveduto alla sua sostituzione.

Intanto, però, le operazioni devono essere eseguite perché non si può dire al paziente ‘Ci scusi, ma si è fulminata la lampadina’.

E così si continua ad operare. Ma con quale luce?

Medici e assistenti giungono in sala operatoria, preparano tutte le apparecchiature mediche necessarie per l’intervento, attendono l’arrivo del paziente, estraggono i loro telefoni cellulari e con questi fanno luce sulla parte del corpo interessata dall’operazione chirurgica.

Ebbene si, il sistema di illuminazione è dato da cellulari e smartphone.

La lampada interessata dal guasto è quella denominata scialitica, ovvero quella che illumina la porzione di corpo su cui intervenire e che evita la formazione di ombre.

Basterebbe poco, basterebbe sostituirla: il suo prezzo, dopotutto, non è particolarmente elevato, circa cinque mila euro.

Gli operatori sanitari hanno denunciato l’incresciosa faccenda più volte, ma nulla è stato ancora fatto: da quattro anni entrano in sala operatoria con la speranza di rivedere la luce una volta premuto il fatidico interruttore, ma nulla cambia, giorno dopo giorno.

Una situazione, questa, che rappresenta un rischio per tutti: sia per i medici costretti ad operare con una flebile fonte di luce, ma anche e soprattutto per i pazienti, impauriti che la scarsa illuminazione possa riservare spiacevoli incidenti di percorso.



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