Nobel per l’insegnamento. Il candidato leccese Daniele Manni a Renzi:’Più considerazione per i docenti’

Il professore dell’Istituto Costa di Lecce, Daniele Manni – candidato al premio Nobel per l’insegnamento – scrive una lettera al premier Renzi: ‘Più considerazione per in Italia per la professione docente’.

Risulta tra i 50 finalisti al mondo candidati al titolo internazionale di Premio Nobel per l’Insegnamento, il “Global Teacher Prize” della Varkey Gems Foundation. E, dunque, rientra tra i nove in Europa e due italiani (appena il 30%). Il suo nome è Daniele Manni, docente di Lecce, innamorato e appassionato del proprio ruolo, tanto da non riuscire proprio a chiamarlo lavoro. Insegna informatica presso l’Istituto “Galilei – Costa” di Lecce, la scuola più premiata d'Italia; amatissimo tra gli studenti, questi fanno un gran tifo per lui, tanto d’aver creato un’apposita pagina ufficiale su facebook denominata “A Daniele Manni il Nobel per l’insegnamento”. Tra i progetti da lui ideati – e realizzati grazie alla bella interazione con docenti e alunni – troviamo Cooperativa ‘Arinoa’, ‘Salento Ecoday’, ‘Dieta Med-Italiana’, ‘Never too young for’. Di poche ora fa, peraltro, il tweet del Ministro Stefania Giannini: "La #buonascuola che vuole #DanieleManni è obiettivo riforma: merito, anche economico, a insegnanti migliori #teacherprize @TeachPrize"

Prendendo spunto dalla notizia di rientrare tra i ‘prof’ migliori del pianeta, Daniele Manni scrive una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi. Lo fa per un semplice motivo: far sì che questo “quarto d’ora di notorietà”, lo definisce così, non vada gettato nel dimenticatoio. “Cosa le chiedo? – dice Manni – niente di più di quanto lei non stia ripetendo negli ultimi giorni, ossia più considerazione in Italia per la professione docente, più “ritmo” nella scuola”. “Mi piacerebbe che in questo nuovo anno vedessimo azioni concrete prosegueun po’ come facciamo noi “bravi” insegnanti “da Nobel” con i nostri alunni, agendo e creando risultati e non solo annunciando cambiamento e innovazione”.

La prima richiesta, semplice ma non troppo, è  di rendere “dignitoso” lo stipendio riconosciuto alla classe docente, “perché oggi, dignitoso, non lo è affatto”. Frequenti sono lodi e attenzioni all’opera quotidiana degli insegnati, che rendono la scuola italiana una delle “istituzioni” più apprezzate. “Chiedo a Lei e al governo che rappresenta, cosa potrebbe essere la Scuola italiana se il corpo docente ricevesse più credito e dignità? Come pensa che la società possa apprezzare una figura così importante per la vita ed il presente (non solo il futuro) dei nostri figli se lo Stato è il primo a ridicolizzarne il lavoro con un riconoscimento inadeguato?”. Va bene che il momento è difficile, e mettere sul tavolo un piano d’aumenti per la categoria sarebbe attualmente utopico, ma almeno “un piccolo segnale non sarebbe affatto una mossa errata. Se si sta chiedendo se questo mio è un tentativo per ottenere ciò che in tanti non sono riusciti negli ultimi vent’anni, la risposta è …sì”.

La seconda possibile azione è, invece,  ideare e realizzare iniziative concrete atte a valorizzare la professione, approfittando anche di ogni possibile occasione per enfatizzare, rendere pubbliche e diffondere le opere meritorie e le persone meritevoli nella scuola, ogni qualvolta se ne presenta l’opportunità. Un esempio? Subito: la Varkey Gems Foundation ha come mission quella di alzare il livello di considerazione dell’insegnamento e si è inventato un premio da 1 milione di dollari per accendere i riflettori di tutto il mondo su questa straordinaria professione (sempre che il governo ed il ministero italiano abbiano, anch’essi, questa mission). “E’ vero, loro sono ricchi e hanno i soldi, ma quanta ricchezza abbiamo noi italiani in termini di creatività ed inventiva? E non sta certo a me suggerire modi e metodi efficaci. Concludo augurando a noi docenti che lei possa prendere minimamente in considerazione quanto le ho scritto e a Lei, ai suoi cari e a tutto il suo staff un 2015 proficuo, sereno e ricco di sorrisi”.