I roghi degli alberi di ulivo nel Salento hanno scosso e smosso le coscienze. E così la parola ‘xylella‘ ritorna finalmente al centro del dibattito dopo che era sparita dai radar essendo diventata un contenitore vuoto in grado di raccogliere solo illusioni e disillusioni. Tanto si sa, è questo ciò che crede la gente, che chi deve fare non ha fatto; chi deve fare non fa; chi deve fare non farà.
La parola torna al centro del dibattito perché c’è chi non si rassegna a un destino che sembra segnato e pretende uno scatto d’orgoglio da parte del territorio e un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni. Dopo 6 anni lunghi e terribili che stanno modificando la superficie e l’anima del Salento.
Leccenews24.it si è messo a disposizione per riaprire il confronto in maniera seria. Al bellissimo intervento di Alessandro Macchia ha fatto seguito quello di Fabio Ingrosso, Coordinatore del Centro Studi Olea, sulla necessità di proseguire con le sperimentazioni per il miglioramento genetico.
Non ce l’ha proprio fatta a tacere e ha chiesto la parola alla nostra testata Andrea Capone, nella doppia veste di ricercatore universitario e di imprenditore agricolo. Un’accoppiata, questa, sicuramente interessante che offre una duplice prospettiva sulle questioni da risolvere, condensata in una sola persona.
Una voce inascoltata
“La mia ricerca non nasce da interessi economici, ma è nell’interesse di una collettività lasciata sola dalle istituzioni politiche, che fino ad ora non hanno fatto molto per risolvere un problema enorme nel territorio salentino”. Il racconto del ricercatore porta con sé molte perplessità e tante domande. Quella di Andrea Capone è una “voce inascoltata” fino ad ora ma che offre spunti di riflessione interessanti.
Una ricerca lasciata da parte
Comincia tutto con una tesi di laurea, pregna di impegno e piena di obiettivi, uno su tutti quello di offrire una soluzione agli agricoltori. Oggetto della sua ricerca è stato lo sviluppo di un vero e proprio modello di analisi e gestione della crisi, utilizzando modelli di simulazione di System Dynamics. Per farla semplice, ma senza banalizzare, questo modello di simulazione permetterebbe di prevedere la redditività di impianti agricoli affetti da xylella o a rischio e di gestire al meglio la crisi ambientale, avendo, inoltre, indicazioni concrete sui reimpianti degli ulivi. Il risultato è un piano di gestione effettiva della crisi che avrebbe potuto risollevare le sorti dell’olivicoltura pugliese, tanto vessata dalla xylella fastidiosa.
Tante domande e perplessità
Ma questo modello, racconta il ricercatore, non ha suscitato alcuna attenzione, risolvendosi in un nulla di fatto. Non si risparmia di certo le critiche alla gestione della questione da parte di politici e associazioni di categoria, che “mirano a portare avanti solo i loro interessi”. Se all’inizio, nel lontano 2013, la portata del problema era stata sottovalutata, dopo sei anni la situazione è ben diversa, almeno a livello teorico, dato che continuano a mancare misure risolutive. “Perché le istituzioni non considerano il lavoro di ricercatori, senza far confluire tutto in una questione politica? Da ricercatore, non posso che farmi e fare questa domanda. Da imprenditore agricolo, invece, dico che la colpa del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è quella di non aver capito le esigenze degli agricoltori che si sono sentiti abbandonati. La gente non sa più cosa fare con questi alberi. Serve assolutamente un modello che ci permetta di gestire questa crisi e risollevare le sorti dell’agricoltura locale”.
