​Avvocato morì nel sottopasso allagato: chiesta in Appello l’assoluzione per il Sindaco Perrone

Il sostituto procuratore generale ha chiesto l?assoluzione di Paolo Perrone nel processo di Appello sulla morte di Carlo De Pace, avvenuta il 21 giugno 2009 nel sottopassaggio di via del Mare. Il Sindaco era stato condannato a dieci mesi in primo grado.

"Nessuna responsabilità del Sindaco Perrone". Il sostituto procuratore generale, Giampiero Nascimbeni chiede l'assoluzione del primo cittadino di Lecce "per non aver commesso il fatto", nel processo di Appello sulla  morte dell’avvocato Carlo De Pace nel sottopassaggio di via del Mare, avvenuta il il 21 giugno 2009.  Secondo l'accusa, Perrone "non era informato dell'inerzia del personale amministrativo e agli atti non risulta che fosse a conoscenza dei fatti."
   
La sentenza dei giudici della Corte di Appello (Presidente Vincenzo Scardia) è prevista nelle prossime ore. Il sindaco è assistito dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto.
   
In primo grado, Perrone fu condannato a dieci mesi di reclusione (pena sospesa subordinata all’immediato versamento di una provvisionale da 30.000 euro alle parti civili), con l'accusa di omicidio colposo. La sentenza era stata pronunciata dal giudice Silvia Saracino.
  
Invocata l'assoluzione anche per Raffaele Urso, ex comandante della polizia municipale, al quale veniva contestato il reato di favoreggiamento, perché “il fatto non sussiste".
  
Il Pg Nascimbeni, invece, ha chiesto la conferma della condanna per Claudia Branca, Dirigente ufficio tecnico (nove mesi in primo grado): "era stata avvertita telefonicamente dal geometra, a sua volta avvisato da Polizia Municipale. L'Ufficio tecnico avvisò  la Digos degli allagamenti, ma non fece niente”.
  
Nella prima parte della sua requisitoria, il pm ha parlato, in merito alla gestione del problema del l'allargamento del sottopasso affermando che è stata "sottovalutata una situazione di rischio. Fu ricevuta la segnalazione della Polizia municipale e l'amministrazione non si preoccupò di comprendere le cause dell'allagamento e non furono fatti interventi per garantire la sicurezza dei cittadini ". Il Comune avrebbe dovuto predisporre controlli, continua il pm, ma "non fu posto neanche il cartello pericolo allagamenti per avvisare la cittadinanza".
  
Secondo l’ipotesi accusatoria, sostenuta in primo grado dal pm Paola Guglielmi,  il sindaco e il dirigente comunale non avrebbero garantito le condizioni di sicurezza della viabilità nella città di Lecce e l’intasamento di una parte della fognatura, in un giorno di piogge intense, avrebbe poi determinato l’allagamento del sottopasso nel quale restò incastrata l’auto dell’avvocato Carlo De Pace, che morì annegato.
  
I familiari della vittima si erano costituiti parte civile con gli avvocati Silvio Verri e Donato Muschio Schiavone e son stati già risarciti. 



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