​Massimo Bossetti trasferito in gran segreto nel carcere di Lecce, l’avvocato del muratore però smentisce

Massimo Bossetti sarebbe stato trasferito in gran segreto dal carcere di Bergamo a quello di Lecce, per la sua incolumità. L’operaio di Mapello è stato condannato all’ergastolo in primo grado per l’assassinio della tredicenne Yara Gambirasio.

Trasferito in silenzio dal carcere di Bergamo al penitenziario di Lecce, per la sua incolumità. Dopo aver ricevuto diverse minacce dagli altri detenuti, Massimo Bossetti – l’assassino della povera Yara Gambirasio almeno secondo la sentenza di primo grado – avrebbe raggiunto in gran segreto il capoluogo salentino su un volo di linea, confondendosi tra i turisti per non dare nell’occhio. Il motivo di questo ‘spostamento’ sarebbero le intimidazioni dei “compagni di prigione” che – come vuole una regola non scritta – prendono di mira chi si macchia di reati orribili contro le donne e i bambini.
  
Come riporta ilGiorno il muratore di Mapello continuerà a scontare la sua pena – ovvero l’ergastolo – in Puglia. «Ieri mattina – scrive il quotidiano milanese – di buon’ora Massimo Bossetti è stato prelevato dalla sua cella dagli agenti di polizia penitenziaria. Gli addetti alla sorveglianza lo hanno condotto con un cellulare all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Si sono mossi con molta discrezione, tentando di non dare nell’occhio e di mascherare agli altri passeggeri – perlopiù turisti in partenza per il mare – la presenza di un detenuto da anni al centro dell’attenzione dei media. Imbarcato su un volo di linea, Bossetti ha dunque raggiunto l’aeroporto del Salento di Brindisi, dove è stato preso in consegna da altri agenti».
  

Sempre secondo il quotidiano, il detenuto sarebbe stato poi trasferito “in tutta fretta, e in gran segreto” in un penitenziario ritenuto particolarmente sicuro, dove – si legge «potrà vivere senza temere ritorsioni».
   
«Certo – conclude il Giorno –  il fatto che sia molto distante dalla realtà in cui ha sempre vissuto scatenerà le reazioni sue e della famiglia. La moglie, Marita Comi, dal giorno dell’arresto è andata a trovarlo tutte le volte che ha potuto. Spesso Bossetti è stato raggiunto nel parlatoio di Bergamo anche dalla madre. D’ora in avanti, invece, tutto sarà molto più difficile».
   
La notizia però sarebbe stata smentita dall’avvocato che ha difeso Bossetti nel lungo processo concluso con la sentenza di condanna all’ergastolo come riporta, a sua volta, L'eco di Bergamo. «Se fosse stato vero – ha spiegato il legale all’Ansa –  per lui sarebbe stato un secondo ergastolo, considerato quanto è legato alla sua famiglia: quando è stata emessa la sentenza, era addolorato, ancor più che per l’ergastolo, che considera ingiusto perché innocente, per la perdita della patria potestà dei suoi figli». 
 
L'articolo originale lanciato da ilGiorno e riportato da altri quotidiani locali e nazionali, intanto, non è più visibile. 



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