È iniziato questa mattina, il dibattimento del processo sulla vicenda di "Via Brenta" che vede coinvolti otto imputati, tra cui l'ex sindaco di Lecce, onorevole Adriana Poli Bortone.
Nella giornata odierna, il collegio della seconda sezione penale presieduto da Pasquale Sansonetti, ha rigettato alcune questioni preliminari sollevate dal collegio difensivo, nell'udienza del 10 luglio. Anzitutto quella inerente la nullità del capo d'imputazione per eccessiva genericità. Non solo, vi era anche secondo i difensori, il problema di un'incompetenza territoriale di Lecce, da cui la richiesta di trasferire l’istruttoria a Milano.
Nel capoluogo lombardo si sarebbe, infatti, consumato il reato di abuso d’ufficio e non di peculato, così come contestato nel capo d’imputazione. Sempre in quella data, i giudici diedero il via libera alla costituzione di parte civile del Comune, difeso dall'avvocato Andrea Sambati e di Selmabipiemme, difensore Fabrizio Gobbi del Foro di Milano. Invece, nella prossima udienza fissata per l'8 gennaio, i giudici scioglieranno le riserve riguardanti l'ammissione delle prove, che sono state prodotte quest'oggi dagli avvocati e proseguirà il dibattimento.
Il Gup Carlo Cazzella nell'udienza preliminare del 12 gennaio scorso, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero Antonio De Donno, aveva rinviato a giudizio, a vario titolo ed in diversa misura, per abuso d'ufficio e peculato: l’ex sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone; il suo consulente Massimo Buonerba; il legale rappresentante della Socoge Pietro Guagnano; l’allora dirigente del servizio economico del Comune di Lecce,Giuseppe Naccarelli; l’ex assessore al Bilancio Ennio De Leo; il funzionario della Selmabipiemme Vincenzo Gallo; il dirigente della Selma Fabio Mungai. Il tecnico chiamato a redigere la stima dei due palazzi Maurizio Ricercato. Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Massimo Manfreda, Gaetano De Mauro, Stefano De Francesco, Ester Nemola, Sabrina Conte, Viola Messa, Giorgio Memmo, Pietro Quinto.
Un processo "parallelo" si era concluso il 20 maggio del 2013, dinanzi al giudice monocratico Stefano Sernia con la sola condanna per il reato di falso, a tre anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici, del dirigente comunale Giuseppe Naccarelli (in Appello la pena della reclusione è stata ridotta a 2 anni e 3 mesi, mentre è stata annullata l'interdizione).
Il magistrato, però rinviò gli atti alla procura, poiché il reato di truffa fu riqualificato in abuso d’ufficio e peculato. Secondo il giudice Sernia, infatti, non era possibile che Giuseppe Naccarelli, ex dirigente del servizio finanziario del Comune di Lecce, avesse agito all’insaputa dell’ex primo cittadino. La palla passò, per "competenza" al tribunale collegiale e dopo il rinvio a giudizio disposto dal Gup Cazzella di otto indagati, tra cui l'onorevole Poli Bortone, la data del processo fu fissata al 4 maggio.
La vicenda giudiziaria fa riferimento ai fatti iniziati nel 2006, quando il Comune di Lecce acquistò in "leasing", due immobili di Via Brenta, "trasformando" un'iniziale contratto di affitto, in uno di leasing, impegnandosi a versare un canone di due milioni e mezzo l’anno per oltre venti anni e una cifra di 14 milioni per il riscatto finale dei due immobili. Secondo l’accusa, quella operazione fu chiusa a un prezzo superiore rispetto a quello di mercato, a tutto vantaggio del costruttore edile Pietro Guagnano, titolare della Socoge (dalle indagini risulterebbe che egli si trovasse in condizioni economiche precarie) e del venditore, la finanziaria milanese Selma Bipiemme. Il burattinaio che muoveva i fili della vicenda, sarebbe stato Buonerba, con il beneplacito dell'ex primo cittadino di Lecce, on. Poli Bortone.
Il danno subito dal Comune di Lecce per questa operazione sarebbe stato di tre milioni e 401mila euro.
