“Hanno tentato di denunciarci per le coglionate, se erano andati a trovare le cose giuste saremmo finiti in gattabuia”. Ecco come funzionava il “sistema Cariddi”

I dettagli dell’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi e del fratello Luciano, sindaco fino al 2017

Un vero e proprio sistema per il rilascio di autorizzazioni e per affidamenti di lavori anche  attraverso concessioni comunali artefatte, in cambio del sostegno elettorale da parte di imprenditori amici. È quanto ipotizza la Procura leccese, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi e del fratello Luciano, sindaco della “Città dei Martiri” fino al 2017. E con riferimento a quest’ultimo, la Procura parla di un “sistema Cariddi” con cui si faceva ricorso anche alle minacce nei confronti di pubblici ufficiali che rifiutavano di sottostare ai suoi ordini, chiarendo anche in presenza di imprenditori, la linea di condotta, con frasi del tipo: “Me li devo agguantarli tutti”. E aggiunge: “quante ce ne siamo scampate…e qua hanno tentato di denunciarci per le “coglionate”, invece no? …se erano andati a trovare le cose veramente giuste vedi…saremmo finiti già in gattabuia”.

E tale sistema sarebbe stato portato avanti insieme al fratello Pierpaolo, con cui vi era un’intercambiabilità di ruoli. E quest’ultimo sostituiva spesso il fratello negli incontri elettorali organizzati per le elezioni politiche del 2018 (Luciano Cariddi era candidato al Senato). Tali appuntamenti venivano organizzati dagli imprenditori “amici”, che garantivano anche il supporto economico alla campagna elettorale. Ed a tal proposito l’ingegnere Pierpaolo Cariddi, ritiene la Procura, si impegnava a soddisfare i loro interessi e riceveva incarichi di progettazione, che solo apparentemente venivano attribuiti ai suoi collaboratori.

Il sistema Cariddi

Come detto tale sistema avrebbe consolidato il potere economico quanto il supporto elettorale (per entrambi i fratelli). «Il consolidato intreccio tra legami familiari, strategie professionali e militanze politiche, cariche pubbliche rivestite e funzioni esercitate in un centro di rilevante appeal turistico – si legge nell’ordinanza – ha consentito agli indagati di consolidare il proprio consenso elettorale e di assicurare costanti introiti all’attività professionale, con la conseguente inevitabile subordinazione dell’interesse pubblico a quello privato dei funzionari pubblici e degli imprenditori legati agli indagati da solidi rapporti privilegiati». Luciano Cariddi, politico di esperienza, è un punto di riferimento imprenscindiile per gli imprenditori che intendono investire sul territorio “senza ricorrere in ostacoli burocratici per ottenere permessi e autorizzazioni o per ottenere l’affidamento diretto di lavori pubblici senza passare da gare o con gare inquinate da accordi pregressi”.

Il sistema Cariddi, continua l’ordinanza, era fondato sul do ut des in cui il politico per consolidare il proprio bacino elettorale intrattiene rapporti privilegiati con l’imprenditore che procaccia voti e che, a sua volta, si relaziona con il “Sindaco”, come veniva chiamato Luciano nonostante avesse passato in eredità il Comune al fratello Pierpaolo, per assicurarsi corsie preferenziali nei rapporti imprenditoriali con la pubblica amministrazione.

Gli imprenditori, dopo aver aiutato l’ex primo cittadino nella sua corsa al Senato della Repubblica (grazie alla loro ‘presenza’ sul territorio avevano consentito a Cariddi di ottenere un buon risultato), “battevano cassa”, esigendo da Luciano e da suo fratello Pierpaolo una serie di agevolazioni.

Ed il pm parla di una vera e propria svendita del Comune di Otranto: “in spregio agli strumenti urbanistici vigenti e alle norme di tutela del paesaggio”.



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