
Ancora un rinvio nell'ambito del processo per la morte di Simone Renda, il 34enne bancario leccese, deceduto in circostanze misteriose il 3 marzo 2007 in un carcere del Messico, dove si trovava in vacanza. Questa mattina, nell'aula della Corte d’Assise di Lecce presieduta dal dr. Roberto Tanisi, alla presenza del Pubblico Ministero Carmen Ruggiero, degli avvocati Pasquale Corleto e Fabio Valenti, difensori della Parte Civile Cecilia Greco, la madre di Simone, era fissata l'udienza per la continuazione del processo in Italia che non si è potuta celebrare per il sussistere dell'irreperibilità di tre imputati messicani, i quali, nonostante si sia oramai individuato il domicilio, non hanno ancora ricevuto dalle competenti autorità messicane, la notifica di rinvio a giudizio.
Il Presidente Tanisi, dunque, visto il perdurare della situazione (è la terza udienza andata a vuoto per questa annosa questione), nei prossimi giorni darà ufficialmente incarico all'Interpol di rintracciare le tre persone irreperibili: Josè Alfredo Gomez, agente della polizia turistica del municipio di Playa del Carmen; il giudice qualificatore di turno Hermilla Valero Gonzalez; Najera Sanchez Enrique, guardia carceraria di turno, poiché ha dichiarato Tanisi «l'autorità messicana ha dato, per l'ennesima volta, dimostrazione di non volere collaborare con gli organi giudiziari italiani, ma anzi nel caso specifico, di volere ostacolare il processo e dunque la ricerca della verità attraverso di esso».
Gli otto imputati, tra cui compaiono anche i "liberi contumaci" Francisco Javier Frias, l'altro agente della polizia turistica del municipio di Playa del Carmen; Arceno Parra Cano e Pedro May Balam, vicedirettori del Carcere Municipale e a capo del servizio di permanenza; Luis Alberto Landeros, l'altra guardia carceraria di turno e Gomez Cruz responsabile dell’ufficio ricezione del carcere, sono accusati del reato di omicidio doloso e della violazione dell’articolo 1 della Convenzione ONU contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli disumani e degradanti, «per avere, in concorso tra loro cagionato la morte di Simone Renda, sottoponendolo a trattamenti crudeli, inumani e degradanti al fine di punirlo per una presunta infrazione amministrativa, durante la sua detenzione nel carcere municipale di Playa del Carmen».
La morte di Simone Renda è un caso giudiziario che anticipa tristemente, per alcuni aspetti, la vicenda del geometra romano Stefano Cucchi, deceduto durante la custodia cautelare nell’ottobre 2009.
Si attende ora la continuazione del processo, poiché si tratterebbe del primo caso nella procedura penale in cui, grazie alla Convenzione di New York dell’84, il processo sui responsabili di un omicidio avvenuta al di fuori del Paese d’origine della vittima, sia celebrato nel Paese di provenienza di quest’ultima.
Il giudice ha comunque fissato per il 3 dicembre, la data della prossima udienza.