Rischiano il processo, un avvocato leccese ed il padre, entrambi accusati di circonvenzione d’incapace.
L’udienza preliminare si terrà il 30 dicembre, dinanzi al gup Marcello Rizzo. Nelle scorse ore, infatti, il pm Stefania Mininni ha chiesto il rinvio a giudizio per i due imputati.
Ricordiamo che la Procura ha nelle settimane scorse, ha chiuso l’inchiesta e risultano indagati: G.D. avvocato 33enne leccese ed il papà, G.D., 78enne.
Il legale indagato è assistito dagli avvocati Luigi Rella e Francesco Paolo Sisto. Il padre, invece, è difeso da Raffaele Zocco.
L’inchiesta
Le indagini hanno preso il via dalla denuncia di un altro nipote del defunto, assistito dall’avvocato Ivana Quarta.
Il pm, a seguito dei primi accertamenti investigativi chiese l’archiviazione dell’inchiesta, accolta con apposita ordinanza dal gip Vincenzo Brancato, nel gennaio del 2018.
In seguito all’istanza della “parte offesa” di riapertura delle indagini (corredata da acquisizioni documentali e informazioni testimoniali), la Procura ha accolto la richiesta ed il gip ha revocato la precedente ordinanza di archiviazione.
Secondo la Procura, i due indagati avrebbero abusato dello stato di vulnerabilità del parente (dal 2007 in poi) e poi della sua condizione d’infermità psichica, espressione di una “demenza vascolare” accertata come esistente sin dal 2011.
In particolare, il fratello ed il nipote dell’uomo, lo inducevano a redigere un testamento olografo apparentemente datato 30 maggio 2009, ottenendo dall’eredità, una serie di vantaggi patrimoniali, consistiti tra le altre cose, in una villa e alcuni terreni agricoli.
La vicenda muove i primi passi, dopo la morte avvenuta nel dicembre del 2013, di un noto medico 82enne.
Gli eredi legittimi apprendevano che, con il testamento suddetto del 30 maggio 2009, l’uomo aveva destinato tutti i beni di maggior valore all’avvocato.
Nell’aprile del 2014, l’altro nipote, presentava una denuncia. Infatti, dalla lettura di un primo testamento olografo, redatto il 31 luglio 1997, sarebbe emerso che il parente, in un momento in cui era nel pieno potere delle sue facoltà mentali e lontano da condizionamenti, avesse espresso altre volontà.
Inoltre, nella denuncia, veniva contestato al fratello del defunto, il progressivo svuotamento dei conti correnti di quest’ultimo, approfittando del suo stato d’infermità.
