Il Riesame conferma la sospensione per 1 anno dai pubblici uffici, ma annulla il divieto di dimora a Nardò per l’ex comandante dei carabinieri, Giuseppe Serio. Il collegio (Presidente Silvio Piccinno, a latere Antonio Gatto e Pia Verderosa) ha dunque accolto alcune istanze della difesa, che aveva impugnato l’ordinanza del gip. In mattinata hanno discusso, il sostituto procuratore Paola Guglielmi, che ha ribadito l’impianto accusatorio e gli avvocati Giuseppe e Giulia Bonsegna, legali di Serio, i quali nel corso di un’articolata arringa difensiva, hanno respinto gli addebiti. Inoltre, la difesa ha depositato una corposa “memoria”, a supporto della propria tesi.
Al termine dell’udienza camerale, il Tribunale del Riesame ha annullato uno dei tre episodi per i quali si configurerebbe il reato di concussione. Secondo l’accusa, nel dicembre del 2015, il comandante della stazione di Nardò avrebbe costretto il titolare di un’impresa di onoranze funebri a versare la somma di 1.089 euro ad un cugino, a titolo di corrispettivo di servizi pubblicitari, che a dire dell’imprenditore non erano stati richiesti e tantomeno realizzati. Non solo, anche la somma di 400 euro, per un prestito “fittizio”. Di fronte alla mancata restituzione del denaro, la presunta vittima sarebbe stato “sconsigliato” da Serio di sporgere denuncia, per non incappare in controlli dei Carabinieri.
I giudici hanno annullato anche l’episodio di tentato abuso d’ufficio. Per la Procura, nel mese di giugno di quest’anno, Serio si sarebbe interessato, nell’impedire il decurtamento dei punti della patente, al dipendente di una ditta che lavorava su terreni di sua proprietà a Galatone. In questo caso, non sarebbe riuscito però nell’intento.
Il Riesame ha poi confermato gli altri due episodi di concussione.
Il primo risale al mese di ottobre del 2015. Serio avrebbe costretto un portalettere delle poste a pagare una contravvenzione a carico di sua moglie ed un’ulteriore sanzione (per il valore complessivo di 951,30 euro), attribuendogli falsamente l’errore nella notificazione dell’atto. Inoltre, lo avrebbe minacciato di denunce e segnalazioni, coinvolgendo alcuni superiori dell’ufficio postale.
Non solo, poiché il comandante avrebbe minacciato di controlli da parte dei carabinieri, il gestore di un autolavaggio, se avesse preteso il pagamento dei servizi di pulizia, della vettura di Serio e di quelle di servizio dell’Arma. Questi episodi, si sarebbero verificati dal momento del suo insediamento a Nardò e fino ad agosto del 2018.
La Procura contesta a Serio anche un episodio di abuso d’ufficio, confermato dal Riesame, risalente al mese di agosto del 2017. Il comandante avrebbe sottoposto il titolare di un lido ad un serrato controllo, per verificare il rispetto delle norme igieniche. Tale ispezione sarebbe però stata effettuata senza autorizzazione e dettata da una ritorsione nei confronti dell’uomo. Quest’ultimo, qualche giorno prima, avrebbe impedito alla moglie di Serio l’accesso al lido per mancanza di lettini disponibili.
Infine, il Tribunale della Libertà ha confermato le accuse di falso ideologico.
Nel primo caso, Serio avrebbe falsamente attestato nel “memoriale”, di aver prestato servizio dalle 7:30 alle 19:00, mentre per almeno un’ora, nella mattinata del 30 luglio scorso, si trovava presso una sartoria per una prova d’abito. Invece, l’11 agosto attestava di aver prestato servizio dalle 7:30 alle 16:30, mentre nella tarda mattinata si faceva accompagnare sempre presso la suddetta sartoria. Infine, Serio per questo secondo episodio risponde anche di peculato, poiché avrebbe utilizzato la macchina dei carabinieri (guidata da un suo subordinato) per occuparsi di faccende personali.
L’ordinanza del gip
Giuseppe Serio 57 anni originario di Bagnolo del Salento, ma residente a Soleto, è stato raggiunto a fine ottobre, da un’ordinanza di misura cautelare ed interdittiva.
Il giudice ritiene, anzitutto, che vi siano i gravi indizi di colpevolezza, poiché emergerebbe “un’interpretazione personalistica del ruolo ricoperto, lontano dal perseguimento degli interessi generali della comunità, che ha spinto l’indagato a dare sfoggio della propria divisa”.
L’indagato, assistito dall’avvocato Bonsegna, durante l’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Martalò, ha fornito la propria versione dei fatti, respingendo ogni addebito.
L’indagine eseguita dal Comando Carabinieri di Gallipoli, guidato da Francesco Battaglia, ha preso il via da una serie di esposti che hanno fatto scattare i primi accertamenti investigativi.
