Diffamazione verso l’ex Sindaco di Parabita, arriva la condanna per un militare in pensione

Il giudice Giovanna Piazzalunga ha condannato L.B. a 1.000 euro di multa ed al risarcimento dei danni in favore di ogni parte civile.

Arriva la condanna per un militare in pensione, accusato di diffamazione nei confronti dell’ex sindaco di Parabita Alfredo Cacciapaglia.

Il giudice Giovanna Piazzalunga ha condannato L.B. a 1.000 euro di multa ed al risarcimento dei danni per 4.000 mila euro in favore di ogni parte civile.

L’imputato è assistito dall’avvocato Luigi Suez che potrà presentare Appello.

In precedenza, il Gip Simona Panzera, aveva disposto l’imputazione coatta per L.B., che era stato denunciato dall’ex sindaco del Comune di Parabita Alfredo Cacciapaglia e da Giuseppe Petruzzi, dipendente dello stesso Comune, in quanto tramite il proprio profilo pubblicava su due gruppi del social network Facebook (“Parabita Informata” e “Lo sai che a Parabita…” ) la riproduzione fotografica di una lettera anonima pervenuta al Comune di Parabita e riguardante presunte irregolarità presso una struttura sportiva del territorio.

Il giudice ha rilevato come sia indubitabile che L.B.  “abbia posto in essere una condotta diffamatoria e offensiva dell’altrui reputazione mediante la diffusione di uno scritto anonimo su una piattaforma sociale dotata di ampia visibilità qual è Facebook” dal momento che nella missiva sono contenute frasi dal contenuto palesemente denigratorio e insinuante sia nei confronti dell’ex Sindaco che del dipendente comunale.

Il giudice, inoltre, aveva sottolineato come, nel caso specifico, non possa essere invocato l’esercizio del diritto di critica in quanto “i fatti riportati nello scritto anonimo, oltretutto in modo denigratorio e offensivo, sono risultati totalmente privi di fondamento”, evidenziando come nel caso di specie “lo scritto non costituisce una mera critica, ma si pone quale vettore di un’informazione mendace, sganciata da qualsiasi profilo di veridicità, degenerando a mera occasione di aggressione dell’altrui patrimonio morale”.

Per lo stesso fatto, invece, il Tribunale di Novara, pur accertando il reato, ha assolto l’imputato perché non punibile per particolare tenuità del fatto.



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