Freddò Mattia Capocelli con un colpo di pistola al fast food, condanna a 19 anni per Simone Paiano

Il gup Marcello Rizzo ha inflitto con il rito abbreviato anche 1 anno e 5 mesi a Salvatore Maraschio, Marco Cananiello e Andrea Marsella. Pena di 1 anno per Domenico Tunno

Arriva la condanna per l’omicida di Mattia Capocelli, il giovane freddato con un colpo di pistola nei pressi di un fast food a Maglie.

Il gup Marcello Rizzo, al termine del processo con il rito abbreviato, ha inflitto complessivamente 19 anni, 3 mesi e 30 giorni di reclusione a Simone Paiano, 26 anni di Maglie. Nello specifico, 16 anni, 5 mesi e 10 giorni per omicidio volontario e 2 anni, 10 mesi e 20 giorni per detenzione abusiva d’arma. Invece, il pm Maria Consolata Moschettini, già in una scorsa udienza, aveva escluso l’aggravante dei motivi abietti e futili relativi alla gestione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, invocando complessivamente la pena di 16 anni e 8 mesi.

Il giudice Marcello Rizzo ha anche disposto che Simone Paiano, a pena espiata, sia sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni.

La sentenza prevede anche il risarcimento del danno di 750 mila euro per i familiari di Mattia Capocelli. Nello specifico, 600 mila euro per i genitori e 150 mila euro per il fratello, che si sono costituti parte civile con gli avvocati Alberto ed Arcangelo Corvaglia.

Gli avvocati Dimitry Conte e Amilcare Tana, difensori di Simone Paiano, hanno sostenuto oggi durante la discussione in aula, la tesi della legittima difesa. I due legali presenteranno ricorso in Appello, una volta depositate le motivazioni della sentenza, entro il termine di 90 giorni.

Il gup ha inflitto anche: 1 anno, 5 mesi e 10 giorni per Salvatore Maraschio, 25 anni, detto “Toto”; Marco Cananiello, detto “Bravo”, 21 anni; Andrea Marsella, 28enne, detto “Banderas”, tutti di Maglie (chiesti 2 anni e 10 mesi). Sono accusati di sequestro di persona, porto abusivo d’armi e lesioni personali aggravate dall’avere agevolato l’associazione mafiosa.

E poi, condanna alla pena di 1 anno per Domenico Tunno 31enne di Maglie, accusato di favoreggiamento personale (chiesti 10 mesi). Pierlugi Esposito, 30 anni, anch’egli di Maglie, il quale rispondeva della stessa ipotesi di reato, è stato già rinviato a giudizio e dovrà presentarsi il 3 luglio dinanzi al giudice monocratico Annalisa De Benedictis.

Infine, sentenza di assoluzione per Giorgio Rausa, detto Giorgino, 24 anni di Scorrano, “per non aver commesso il fatto”, come richiesto dalla Procura. È assistito dall’avvocato Vincenzo Blandolino.

Occorre anche ricordare che Andrea Paiano, il fratello del presunto omicida (ferito durante l’agguato), si era costituito parte civile, con l’avvocato Dimitry Conte. Il giudice ha condannato Maraschio, Cananiello e Marsella al risarcimento in solido del danno di 10 mila euro.

Il collegio difensivo è completato dagli avvocati: Simone Viva, Luigi Corvaglia, Mario Blandolino, Giuseppe Presicce, Roberta Cofano, Antonia Candido, Alessandra Luchina.

L’omicidio di Mattia Capocelli

Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Lecce e dai colleghi del Norm di Maglie. Come risulta nell’avviso di conclusione, a firma del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e del sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini, l’omicidio di Mattia Capocelli sarebbe maturato a seguito di contrasti per lo spaccio di droga nel territorio magliese.

Da una parte c’era Simone Paiano che, dopo la sua scarcerazione nell’aprile scorso, aveva manifestato a Capocelli l’intenzione di spacciare in autonomia. In particolare, si era rifiutato di aderire e di avere rapporti “commerciali” con il clan mafioso capeggiato da Francesco Amato detto “Padreterno”, smantellato nei mesi scorsi con l’operazione “Tornado” e di cui faceva parte anche Capocelli, oltre a Maraschio, Cananiello, Marsella.

Attraverso l’omicidio di Mattia Capocelli, 28enne di Maglie, avvenuto il 25 aprile del 2019 nei pressi di una rivendita di panini in via Don Luigi Sturzo, Paiano voleva ottenere il controllo incontrastato dello spaccio.

Il 26enns magliese, nel corso dell’interrogatorio in carcere, ha riferito di essere stato vittima di un agguato e che non aveva intenzione di uccidere Capocelli. Sul suo corpo sono state trovate delle lesioni che, in seguito alla consulenza del medico legale, sono risultate compatibili con ferite da arma da taglio.