Si tratta di un atto dovuto, ma al momento sono tre i nomi finiti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte di Francesco Panzarino, il 58enne originario di Palombaio, frazione di Bitonto, morto lunedì mattina sotto le macerie di un edificio in ristrutturazione a Santa Maria di Leuca, dopo il crollo del solaio. Si tratta del datore di lavoro, del responsabile della sicurezza del cantiere e del direttore dei lavori.
Un atto dovuto, come detto, per permettere alle varie parti, in vista dell’autopsia fissata per domani mattina che sarà eseguita sul corpo del povero operaio dal medico legale Ermenegildo Colosimo, di nominare un proprio consulente di parte.
Quello dell’esame autoptico, però, è soltanto il primo passo da fare per cercare di ricostruire cosa realmente sia accaduto all’interno dell’ex scuola elementare in via Leonardo da Vinci che, a lavori ultimati, dovrebbe ospitare il Museo Civico del Corallo Bianco. Troppe, infatti, sono le domande che non hanno ancora trovato risposta. In primis, si tenterà di stabilire che cosa abbia potuto provocare il cedimento della parte superiore della vecchia struttura di proprietà del Comune e soprattutto se siano state rispettate tutte le misure di sicurezza stabilite dalla legge all’interno del cantiere, come l’uso del casco. Insomma, in poche parole se si tratta di una tragedia che si sarebbe potuta evitare e che – come hanno dimostrato le prime ricostruzioni – avrebbe potuto comportare un bilancio più drammatico.
Già, perché gli altri due colleghi della vittima si sarebbero salvati solo grazie ad un caffè offerto da un residente della zona. Si erano, infatti, attardati proprio per questo motivo. Appena udito il boato e capito quello che era appena avvenuto, però, hanno iniziato a scavare con le mani in attesa dei Vigili del Fuoco per cercare di salvare Panzarino, ma ogni tentativo è stato vano. Per l’uomo, sepolto sotto i detriti, non c’era più nulla da fare.
