Crollo di una palazzina a Castro: chiesta in Appello la condanna per un tecnico comunale

Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura Generale, il tecnico comunale non avrebbe esercitato un’adeguata attività di vigilanza e monitoraggio sui lavori in corso nella piazza dove avvenne il crollo, in data 31 gennaio di 7 anni fa.

Non solo la condanna dei proprietari, ma anche del tecnico comunale di Castro. È la richiesta del vice-procuratore generale Ferruccio De Salvatore, nel processo di Appello sul crollo di una palazzina in piazza Dante. E' stata dunque invocata una pena di 2 anni per il 53enne Fernando Antonio Schifano, assolto in primo grado. Secondo l'ipotesi accusatoria della Procura Generale, il tecnico comunale non avrebbe esercitato un'adeguata attività di vigilanza e monitoraggio sui lavori in corso nella piazza dove avvenne il crollo, in data 31 gennaio di 7 anni fa.
 
Richiesta di conferma della condanna sempre a 2 anni, per Martino Antonio Ciriolo, 53 anni; Marcello Baccaro, 58 anni e Maria Rosaria Fedele, 55 anni( tutti di Castro) proprietari e conduttori degli immobili coinvolti nel crollo; un anno e sei mesi, per Angelo Rizzo, 52enne Domenico Fersini, 79 anni Luigi Fersini 65 anni e Gabriele Fersini, 76enne (tutti di Castro ) progettisti e titolari delle imprese che hanno eseguito i lavori.

I 7 imputati erano già stati ritenuti colpevoli in primo grado, con sospensione della pena e non menzione della condanna per tutti; erano finiti a giudizio con l’accusa di concorso in disastro colposo nel processo conclusosi il 27 ottobre di due anni fa, dinanzi al giudice Pasquale Sansonetti della seconda sezione penale. Gli imputati vennero anche condannati al risarcimento delle parti civili, da stabilirsi in sede civile. Il giudice disposte anche l'assoluzione di altre sei persone.
 
L'inchiesta condotta dal pubblico ministero Giuseppe Capoccia si è avvalsa della perizia dei consulenti tecnici d’ufficio,  i professori Amedeo Vitone e Carlo Viggiani, e gli ingegneri Fabrizio Palmisano e Pietro Foderà. I tecinici giunsero alla conclusione che il crollo fosse stato causato dall’attività dell’uomo e non da cause naturali.

Sotto la lente della Procura, finirono i lavori che furono eseguiti in alcuni esercizi commerciali: lo “Speranbar”, “Sport pesca mare” e la pasticceria “Le delizie”. Secondo l'accusa i lavori indebolirono gravemente una parte strutturalmente molto importante dell’edificio contiguo all’area del crollo, e realizzati in parziale difformità rispetto al progetto originario. I difensori degli imputati hanno però sostenuto, come il Comune avesse sollecitato alcuni lavori, nell'ottobre del 2008, (tre mesi prima del crollo). Infatti, il proprietario di un bar lamentò la presenza di infiltrazioni dovuti agli scarichi fognari; per effetto della "lamentela", il Comune di Castro emise un'ordinanza d'urgenza imponendo ai proprietari l'attacco alla rete fognaria entro 10 giorni.
 
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Marcello Petrelli, Renata Minafra, Amilcare Tana, Luigi e Roberto Rella, Ester Nemola, Vivana Labbruzzo. Le parti civili, tra gli altri, dagli avvocati Dimitry Conte e Luigi Covella.



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