Il Ministero dell’Ambiente, chiamato a scrivere l’ultima parola (o quasi) sul gasdotto Tap, prende ancora tempo. Il parere “in punta di diritto”, come aveva dichiarato il numero uno del dicastero Sergio Costa, non sarà noto prima di qualche giorno. Una data ufficiale per conoscere l’esito degli approfondimenti sulla correttezza dell’iter amministrativo del progetto non è stata comunicata, ma i tecnici sono a lavoro.
Intanto, il sindaco di Melendugno Marcò Potì è stato riconvocato a Roma insieme a due tecnici della commissione comunale progetto Tap. Oggetto dell’incontro sarà il dossier – messo nero su bianco dal Comune salentino dove sbucherà il gasdotto – in cui vengono evidenziate le criticità del progetto.
«Non abbiamo idea cosa vogliano di preciso approfondire i tecnici del Ministero» ha scritto il primo cittadino sul suo profilo Facebook mentre è in viaggio verso la Capitale.
«Comunque vada, io chiederò con forza di aggiornare e continuare il tavolo tecnico con la presenza attiva del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e dell’Arpa Puglia, in quanto enti competenti in materia ambientale e responsabili del territorio».
«Tap – ha concluso – è un’opera dannosa, va fermata e deve essere riaperta la procedura di via. Altro che penali! i risarcimenti dei danni li chiederemo noi, non gli azeri!»
L’opera, considerata strategica per diversificare le fonti di approvvigionamento e liberarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia, è un’eredità del vecchio Governo e i Cinque Stelle – che avevano promesso in campagna elettorale di bloccare immediatamente i lavori – ora si trovano a dover prendere una decisione che va contro le loro stesse parole.
Il copione si era già ripetuto con l’Ilva di Taranto. Il tentativo di rintracciare irregolarità procedurali per fermare le operazioni; i messaggi copia-incolla per dire che il Governo ce la sta mettendo tutta e, quando non è possibile mantenere le promesse fatte in campagna elettorale di chiudere immediatamente il siderurgico, affermare di essersi trovati con le spalle al muro.
Intanto la multinazionale svizzera, pur ritenendo di avere le carte in regola per proseguire i lavori, sta ferma. La Adhemar de Saint-Venant, la nave destinata a salpare verso San Foca resta ancorata nel porto di Brindisi.
