“Dalla lettura degli atti del fascicolo si desume come l’avvocato indagato abbia contravvenuto ai doveri di un limpido ed efficace patrocinio a tutela delle ragioni della cliente; abbia posto in essere una serie di artifici, tra cui anche una condotta di falsificazione di un atto pubblico, al fine di procurarsi l’ingiusto profitto consistente nel trattenimento di parte della somma erogata a titolo di risarcimento danni alla propria cliente, somma poi riciclata con le modalità di cui si dirà in seguito.” Con queste parole, contenute nel “decreto di sequestro preventivo”, il giudice delle indagini preliminari Cinzia Vergine “cristallizza” la condotta “delittuosa” dell’avvocato Francesco D’Agata, in merito al reato d’infedele patrocinio. Il riferimento è al rapporto fiduciario “tradito”, instaurato con una cliente, per il riconoscimento dei danni subiti a seguito di un sinistro stradale avvenuto a San Cesario il 13 aprile di sei anni fa (la donna avrebbe riportato gravissime lesioni). La vittima è una venditrice ambulante senegalese.
Il sequestro odierno ha riguardato la somma di denaro di 160.701 euro, profitto del delitto di truffa aggravata ai danni della vittima e di 43.391 euro per il reato di autoriciclaggio.
Dall’esame della documentazione bancaria trasmessa da una prima banca e del conto corrente intestato alla cittadina senegalese, secondo la Procura sarebbero emersi una serie di bonifici e assegni bancari “sospetti”. Questi sarebbero stati reimpiegati per pagare le prestazioni professionali di collaboratori di D’Agata, ma anche per ricariche, biglietti aerei, rifornimenti di benzina, acquisti di articoli d’abbigliamento.
Vi sarebbe in particolare un bonifico che farebbe riferimento alle spese per il matrimonio della figlia di un amico in India e all’affitto stagionale di una cabina, presso un lido di San Cataldo. Dall’altro conto corrente intestato all’ignara vittima presso un’altra banca, sarebbero invece emersi alcuni assegni circolari utilizzati per acquistare i mobili destinati all’abitazione di D’Agata. Sarebbe stato “scoperto” anche un altro conto corrente, presso quest’ultima banca, la cui carta prepagata, secondo la testimonianza della parte offesa.
Il sostituto procuratore Massimiliano Carducci ha emesso un decreto di perquisizione locale, veicolare e personale e di ispezione informatica. Infatti, già da questa mattina sono in corso le perquisizioni domiciliari e presso gli uffici dove Francesco D’Agata e l’altro avvocato indagato svolgevano l’attività.
Riguardo il “periculum in mora” (una delle condizioni per ottenere il provvedimento cautelare) , il gip Cinzia Vergine afferma che “i fatti contestati sono gravissimi …. il progetto delittuoso che è stato perpetrato con pervicacia e cinismo tutt’altro che comuni, per le ripercussioni rilevantissime in termini di danno per le vittime e per l’intento profitto conseguito dagli agenti, per l’essere maturate nell’ambito dell’esercizio di una professione, quella dell’avvocatura, il cui ministero è essenziale alla affermazione dei valori di giustizia ed il cui vulnus, derivante dalle condotte indagate, è evidente per tutta la categoria e determina un costo irrimediabile anche in ordine al ruolo della professione nel sistema giustizia”.
Il giudice, nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari, spiega la necessità delle stesse, affermando che “la indicata gravità delle condotte e la spregiudicatezza dimostrata dagli indagati che non hanno esitato a profittare di della situazione di svantaggio delle due clienti che hanno avuto, solo alla fine, la lucidità di reagire ai soprusi…. risultano allarmante segnale di una propensione al delitto che si nutre di una “competenza” vocata soltanto al raggiungimento di profitti personali, disconoscendo la missione della professione esercitata“.
Francesco D’Agata è assistito dall’avvocato Luigi Rella.
