I lavoratori della Emes annunciano lo sciopero della fame. Poli Bortone ‘è inammissibile’

I dipendenti della Emes, l’azienda che si occupa del depuratore ‘Ciccio Prete’, sulla strada Lecce-San Cataldo, a loro dire senza stipendio da mesi digiuneranno nella speranza che vengano erogate le mensilità arretrate.

Sono spesso costretti a scendere in strada per difendere un loro diritto: il lavoro. La crisi economica non fa sconti e questo è risaputo. Aziende che prima rappresentavano il fiore all’occhiello in un territorio, oggi sono costrette a chiudere i battenti, a mandare a casa operai e dipendenti che da un giorno all’altro si ritrovano in strada, sospesi tra una situazione di precarietà e instabilità. Li vedi armati di cartelli sotto le Prefetture, li senti urlare in piazza a chiedere solo ciò che gli spetta, o almeno ciò che gli dovrebbe spettare.  L’incertezza è il sentimento che prevale in questi casi, il minimo comun denominatore di tutti i lavoratori che vivono in attesa di ricevere risposte, di conoscere come si evolveranno gli eventi. È l’esercito di chi, per un motivo o per un altro, ha perso il lavoro.

Accade, e non di rado, che chi il lavoro ce l’ha scelga di protestare per un’altra ragione: perché non vengono pagati gli stipendi. Come accaduto ad alcuni operai della Emes, che non potendo scioperare perché sarebbe interruzione di pubblico servizio, hanno scelto un altro modo, altrettanto forte, per esprimere il loro dissenso: il digiuno.
«Non è ammissibile – afferma l’ex senatrice Adriana Poli Bortone – che onesti lavoratori debbano ricorrere allo sciopero della fame perché la loro azienda, che beneficia di un appalto per la gestione del depuratore "Ciccioprete", sito sulla Lecce-San Cataldo, non paga da mesi gli stipendi».
 
Da domani, insomma, digiuneranno nella speranza che vengano erogate le mensilità degli ultimi tre mesi oltre ad alcune del 2014.
 
«Alle loro richieste (l'ultima risale al 9 luglio) – si legge nella nota a firma dell’ex sindaco di Lecce – non hanno ricevuto risposta dalla Direzione territoriale del lavoro, dal prefetto, dall’Emes oppure dall'Asi, che ha affidato l'appalto alla Emes. Insomma nulla di nulla.  Questi lavoratori non scioperano per non interrompere un pubblico servizio, ma perché chi è stato interpellato non dimostra lo stesso senso di responsabilità?” si domanda Adriana Poli Bortone, che conclude aggiungendo: “che fine ha fatto il presidente del consorzio Asi?”



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