Turcinieddhri e pezzetti di cavallo. Le altre offerte alla funzionaria Asl per ottenere favori nelle protesi

È ciò che emerge dalle carte dell’inchiesta “Buste Pulite”. Gli investigatori hanno infatti intercettato V. S. (anch’egli indagato) e Carmen Genovasi, funzionaria dell’ufficio protesi dell’Asl di Lecce.

Non solo dazioni di denaro, ma anche generi alimentari di vario tipo, in cambio di favori per le pratiche relative alle protesi.

È ciò che emerge dalle carte dell’inchiesta “Buste Pulite“, condotta dagli uomini della Guardia di Finanza e coordinata dai sostituti procuratori Roberta Licci e Massimiliano Carducci.

Gli investigatori hanno infatti intercettato V. S. (anch’egli indagato) e Carmen Genovasi, funzionaria dell’ufficio protesi dell’Asl di Lecce.

In una conversazione del 10 febbraio scorso, la Genovasi chiede a V.S. di procurargli della carne di cavallo, specificando però di volerla pagare.

C.G. “Te la devi pagare. La carne di cavallo mi devi trovare perché domenica non l’ho mangiata, era dura…”

V.S.: “Per quando la vuoi?”.

C.G.: “No quando ti va”.

E segue una lunga disquisizione sul pezzo migliore di carne da acquistare e su come cucinarla.

V.S.: “Ma la devi fare pezzetti al sugo”.

C.G.: “Si.

V.S.: “Catena serve e fianchelle”. E poi, aggiunge: “il vero pezzetto di cavallo, però deve essere grasso, se è magro ti esce sempre dura”.

Successivamente, V.S. che intende sdebitarsi per i favori ricevuti dalla Genovasi, dice anche di avere trippa paesana, inviatandola a mangiarla a casa sua e dei turcinieddhri: “Sapendo che ti piacevano e sapendo che ci dovevamo sentire ho detto mo la chiamo e le do una vaschetta”.

La disquisizione culinaria continua e successivamente i due interlocutori ricominciano a parlare delle pratiche e la Genovasi dice: “Allora ascoltami una cosa, noi qua tenteremo solo, per il momento, per la 104. Di ripristinare. Questo è il percorso, ti spiego, poi proviamo a fare la prescrizione che non vedo, lasciando tutto come sta, poi se non va bene facciamo la 100%“.

Successivamente, dopo alcuni tentennamenti, la Genovasi accetta il dono dei caciocavalli che V.S. aveva portato in ufficio e li mette dentro una busta. Ed esclama “Quanti sono mannaggia tua. No guarda… veramente… manco la situazione, due interventi ho fatto. Uno venerdì ed uno giovedì”.

L’accusa

Secondo l’accusa V.S. si presentava una prima volta presso il suo ufficio in data 28.01.2020, lamentando il mancato riconoscimento della fornitura di un supporto protesico (una scarpa ortopedica) da parte dell’Asl di Lecce. E lei, forniva indicazioni allo stesso, circa la necessità di sottoporsi nuovamente a visita specialistica, indicando falsamente di essere residente a Lecce – anziché a Presicce luogo di effettiva residenza – così da poter indirizzare la pratica al distretto dell’Asl e occuparsene personalmente. Inoltre, V.S. avrebbe dovuto riferire al medico specialista di essere “zio della Genovasi”. Questi dopo avere effettuato nuovamente la visita, dichiarava falsamente di risiedere a Lecce e consegnava alla Genovasi quale contropartita per il suo intervento, due caciocavalli.

Non solo, poiché c’è la fornitura, a carico del servizio sanitario nazionale, di una carrozzina elettrica da esterni – con preventivo già predisposto da Bruno Giuseppe (arrestato assieme alla Genovasi) – riservata a soggetti non deambulanti, in favore di V.S.. E la Genovasi si attivava per organizzare la visita fisiatrica, contestualmente fissando quella oculistica in data 12 giugno e neurologica il 4 giugno 2020. E allora, V. S. confermava che si sarebbe presentato in carrozzina, pur non avendo alcuna incapacità di deambulazione autonoma. Il piano non sarebbe andato in porto, perché nel frattempo, la Genovasi veniva tratta in arresto.

Gli arresti

L’attività di indagine ha portato, dopo l’ordinanza di misura cautelare a firma del gip Giovanni Gallo, all’arresto in carcere di: Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama, funzionaria dell’ufficio protesi dell’Asl di Lecce e di Giuseppe Bruno, 57 anni di Collemeto, rappresentante commerciale di un’azienda dello stesso settore. Invece, sono stati disposti i domiciliari per: l’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni di Lecce e per la rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, di Lecce. Sono indagati a piede libero, invece: il politico Fabio Campobasso, 52 anni di Lecce e marito della Franchini. E poi, G. R., 46 anni di San Pietro in Lama, coniuge della Genovasi; V. S., 52enne di Presicce-Acquarica del Capo; M. B., 30enne di Lecce.

Il collegio difensivo

Gli indagati sono assistiti dagli avvocati: Vincenzo Magi, Amilcare Tana, Carlo Sariconi, Luigi Covella, Carlo Caracuta, Simona Ciardo, Giovanni Gabellone, Vincenzo Licci.