Anche l'indagine sulle presunte irregolarità nell'apertura del cantiere Tap si conclude con la richiesta di archiviazione. Il procuratore capo Cataldo Motta ha firmato l'istanza ritenendo che i lavori siano iniziati entro il termine previsto.L’apertura del cantiereentro il 16 maggio scorso, pena la decadenza dell’Autorizzazione unica, secondo la Procura sarebbe avvenuta. In questa seconda richiesta di archiviazione, datata 18 agosto, Motta sostiene che le indagini archeologiche e la bonifica da eventuali ordigni bellici sono da considerarsi "lavori" a tutti gli effetti.
Confermato, attraverso la tesi della Procura, quanto già affermato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Per il Comune di Melendugno, invece, perché il cantiere potesse considerarsi aperto, doveva quanto meno essere effettuato lo scavo del pozzo di spinta del microtunnel. Il Ministero dell’Ambiente, successivamente, ha ribadito che si è nella cosiddetta Fase 0, che precede la cantierizzazione del microtunnel, con espianto degli ulivi e costruzione della strada di accesso.
Intanto, già nei mesi scorsi, la Procura di Lecce è giunta alla conclusione che «La costruzione del Gasdotto Tap non ha impatti sull'ambiente». Dopo l'informativa firmata dal pool di tre consulenti, depositata il mese scorso, il pubblico ministero Angela Rotondano, titolare dell'inchiesta, ha così chiesto l'archiviazione del procedimento. Gli esperti della Procura, il chimico Mauro Sanna, l'ingegnere chimico Nazzareno Santilli e Rino Felici, ex funzionario dell'Arpa Lazio erano chiamati ad esprimersi sul presunto impatto ambientaledel Gasdotto Tap; dunque, sull’aspetto forse più discusso del progetto di costruzione del metanodotto che, viaggiando per 3500 chilometri e sette paesi, porterà il gas azero in Europa centrale.
L’impatto ambientale che il progetto avrà (o dovrebbe avere) su una delle spiagge più belle di San Foca, nella marina di Melendugno è stata spesso terreno di scontro, tra chi ha difeso il gasdotto della Trans Adriatic Pipeline e chi invece si è opposto con le unghie e con i denti alla sua realizzazione.
Secondo le conclusioni a cui sono giunti gli esperti della Procura, in questo caso, non deve essere applicata la cosiddetta “Direttiva Seveso” , richiesta per i progetti a rischio incidenti per la popolazione e l'ambiente e invocata a gran voce in primis dal sindaco, Marco Potì. Il primo cittadino di Melendugno, nell'esposto presentato il 13 maggio scorso, manifestava forti perplessità sul progetto, sotto il profilo della sicurezza. Egli citava il caso del gasdotto di Pineto, in provincia di Teramo, dove si verificò un'esplosione che provocò otto feriti. I consulenti della Procura hanno invece confermato la regolarità del progetto e ritenuto inapplicabile la "Direttiva Seveso". Già in passato sia i Vigili Del Fuoco che il Ministero dell'Ambiente e dell'Interno si erano espressi sulla non applicabilità della Direttiva. Così come la Regione Puglia, attraverso il rilascio della "Valutazione d'impatto ambientale". Inoltre, emergerebbe, dopo i dovuti accertamenti,la regolarità delle procedure di "Autorizzazione Unica".
L'ultima parola spetterà comunque al gip che potrebbe richiedere al pm di istruire nuove indagini.
