Al via il processo sui presunti abusi edilizi per la realizzazione del “Twiga beach club” di Otranto.
L’ingresso in aula, come per gli altri processi che si sono svolti in giornata, è stato regolato da un nuovo dispositivo di sicurezza, installato oggi. Una serie di separatori, disposti secondo un percorso prestabilito, hanno garantito una differenziazione dei flussi in entrata ed in uscita degli utenti.
L’udienza riguardante il “Twiga” si è svolta in aula a porte chiuse alla presenza delle parti, dotate di mascherine, nel rispetto delle distanze di sicurezza.
In mattinata, è stata affrontata una questione preliminare, dinanzi ai giudizi della seconda sezione collegiale (Presidente Pietro Baffa, a latere Bianca Todaro e Silvia Saracino). Erano presenti il pm Roberta Licci, i difensori dei tre imputati e il legale della parte civile. È stata inoltre garantita la presenza della stampa.
Il collegio ha accolto l’istanza della difesa ed ha disposto l’oblazione (estinzione del reato di tipo contravvenzionale) in merito all’autorizzazione sismica per la realizzazione di strutture amovibili.
Nella prossima udienza, fissata per il 4 novembre prossimo, si procederà all’ammissione delle prove ed alla presentazione della lista di testimoni.
Ricordiamo che al termine dell’udienza preliminare dei mesi scorsi, il gup Edoardo D’Ambrosio ha rinviato a giudizio: Raffaele De Santis, 73 anni di Otranto, rappresentante legale della società Cerra che si è occupata della realizzazione dell’opera; il progettista, l’ingegnere Pierpaolo Cariddi, 53 anni, attuale Sindaco di Otranto; Emanuele Maggiulli, 53 anni, di Otranto, Responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Otranto.
Invece, Giuseppe Tondo, 66 anni di Otranto, Responsabile dell’Ufficio Ambiente, ha già patteggiato la pena ad 1 anno, con il parere favorevole del pm Roberta Licci.
Non solo, poiché si è costituita parte civile l’associazione ambientalista Italia Nostra, attraverso l’avvocato Cosimo Manca.
Il collegio difensivo
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Adriano Tolomeo, Antonio De Mauro, Antonio Quinto, Gianluca D’Oria e Corrado Sammarruco. I legali potranno dimostrare l’estraneità alle accuse dei propri assistiti, nel corso del dibattimento.
Le accuse
Nell’avviso di conclusione delle indagini viene contestata una nuova accusa nei confronti di quattro persone. Mimmo De Santis, Pierpaolo Cariddi, Emanuele Maggiulli e Giuseppe Tondo rispondono, oltre che dell’accusa di abusi edilizi in zona vincolata, anche di abuso d’ufficio in concorso. Inoltre, il “primo cittadino” e i due funzionari comunali sono accusati anche dell’ipotesi di reato di falso. Infine, De Santis e Cariddi rispondono anche dell’ipotesi di reato di occupazione del demanio marittimo.
La contestazione di abuso d’ufficio, secondo il pm Roberta Licci, si configura poiché gli indagati avrebbero procurato un ingiusto vantaggio alla società “Cerra”, attraverso una serie di forzature ed agevolazioni”.
I sequestri
Ricordiamo che il 15 maggio del 2017, i carabinieri dell’ex Corpo Forestale dello Stato, guidati dal capitano Antonio Arnò, avevano eseguito il sequestro probatorio, su richiesta del sostituto procuratore Antonio Negro. A quel punto, l’imprenditore Flavio Briatore, titolare del marchio Twiga, attraverso la propria società, ha deciso di sospendere l’accordo con la Cerra s.r.l.
Invece, nel febbraio del 2018, il gip Michele Toriello ha emesso un decreto di sequestro preventivo. La decisione era maturata sulla scorta degli esiti della consulenza tecnica eseguita dall’ingegnere Pierpaolo Fiorentino. Si leggeva nel decreto, “le opere che gli indagati si proponevano di realizzare ed in parte hanno iniziato a realizzare… sono in radicale ed insanabile contrasto con le previsioni dello strumento urbanistico e del regolamento edilizio del Comune di Otranto.”
Successivamente, veniva confermato il sequestro “bis” dal Tribunale del Riesame, poichè come affermava il relatore Antonio Gatto, nelle motivazioni dell’ordinanza: “L’accesso al mare è escluso da un divieto di balneazione disposto da un’ordinanza della locale Capitaneria di porto tuttora vigente”.