Presunti dipendenti assenteisti, gli indagati negano le accuse dinanzi al giudice

Sono stati ascoltati cinque funzionari degli uffici comunali e quattro dipendenti della Lupiae Servizi. Gli episodi contestati dalla Procura si sarebbero verificati tra marzo e luglio del 2016.

Negano le accuse, gli indagati coinvolti nell’inchiesta sui presunti “furbetti del cartellino”. Dinanzi al gip Alcide Maritati, sono iniziati gli interrogatori di garanzia delle nove persone raggiunte dalla  misura interdittiva di sospensione da un pubblico ufficio per 1 anno.

La maggior parte di loro, ha risposto alle domande del giudice, affermando di essersi allontanati dal posto di lavoro per ragioni meramente di servizio. Qualcun altro si è giustificato dicendo di averlo fatto per necessità familiari. Sono stati ascoltati cinque funzionari degli uffici comunali e quattro dipendenti della Lupiae Servizi. Si tratta di: Ivan Vernich, 61enne leccese, Coordinatore del servizio igiene sanità e randagismo del settore ambiente e Valentina Vernich, 38enne leccese, “distaccata” presso il settore demografico, entrambi assistiti dagli avvocati Luigi e Roberto Rella; Fulvio Secondo, 63 anni di Lizzanello, segretario con mansioni di coordinamento con le sedi distaccate del settore ambiente, assistito dal legale Francesco Calabro; Crstiano Mezzi, 46 anni di Lizzanello, addetto alla cura del settore Igiene e Sanità, difeso dall’avvocato Francesco Spagnolo; poi Elisabetta Sanzò, 44 anni di Lizzanello, dipendente della Lupiae Servizi, distaccata presso il settore ambiente; Renzo Bergamo, 48 anni di Villa Convento (Lecce) e Patrizia Corallo, 47 anni di Lecce, entrambi addetti alle pulizie degli uffici di Via Lombardia. Sono difesi dagli avvocati Donato Mellone, Antonella Quaranta e Massimo Stanca. Giovanna D’Arpe, 62enne leccese, in qualità di funzionario dell’Uffcio Servizi Necroscopici e Cimiteriali si è avvalsa della facoltà di non rispondere, difesa dall’avvocato Ladislao Massari.

Fortunato Buttazzo, 67 anni leccese, Istruttore amministrativo contabile presso il servizio demografico, sarà sentito nella giornata di lunedì.

Gli episodi contestati nell’ordinanza

Gli episodi si sarebbero verificati tra marzo e luglio del 2016. Le cifre contestate oscillerebbero dai poco più 300 euro, fino ad oltre 4mila euro.

I cinque funzionari comunali indagati, sostiene la Procura, avrebbero “omesso di rilevare la propria assenza dal luogo di lavoro ovvero giusitificato la stessa attestando, contrariamente al vero, la sussistenza di motivi di servizio”. In che modo? “non registrando le relative uscite sull’orologio marcatempo ovvero attestando falsamente mediante la digitazione di apposito codice, la loro inerenza all’attività lavorativa prestata”. In tal modo, i dipendenti si sarebbero garantiti “la percezione da parte della Pubblica Amministrazione di emolumenti retribuiti per prestazioni lavorative non effettuate”.
Il pm Vallefuoco aveva in precedenza chiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari per dieci indagati ( tra cui anche un altro dipendente comunale) . Il gip ha rigettato l’istanza applicando però la misura interdittiva della sospensione per un 1 anno, nei confronti di nove persone. Il giudice Maritati ritiene tale provvedimento più idoneo, poiché “tutti gli indagati non potranno più reiterare le loro condotte truffaldine e falsificatorie se sospesi dal l’esercizio delle rispettive funzioni e servizi”.



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