Si è svolto, in mattinata, l’interrogatorio di garanzia degli arrestati di Casarano, per una lunga serie di furti nelle chiese del Salento.
Hanno risposto alle domande del gip Simona Panzera dal carcere di Borgo San Nicola, sia Antonio Valentino, 38enne che Lucio Parrotto, 29enne. Entrambi hanno negato di far parte di un’associazione a delinquere, ammettendo le proprie responsabilità, solo in merito a singoli episodi. Così come, Antonio Sergio Crisigiovanni, 28enne, agli arresti domiciliari.
Si sono avvalse della “facoltà di non rispondere”, le due donne coinvolte nel blitz: Antonella Stefano, 25enne e Veronica Iacobazzi, 31enne (entrambe ai domiciliari). Invece, l’interrogatorio di Luigi De Micheli, 26enne è stato rinviato.
Tra gli indagati anche Alessandro Caraccio, 27enne, ma a piede libero. Risponde soltanto di detenzione di sostanza stupefacente. Sono tutti assistiti dall’avvocato Luca Puce.
Invece, Alessio Ciriolo, 27enne, ai domiciliari, ha negato ogni addebito. È difeso dai legali Selene Mariano e Attilio De Marco.
Gianluca De Paolis, difeso da Marco Costantino, ascoltato per rogatoria si è avvalso della facoltà di non rispondere. Così come, uno dei presunti capi, Emanuele Zompì, 28enne, (detenuto in carcere), assistito dall’avvocato Carmela Palese.
Devono difendersi a vario titolo dall’accusa di “associazione per delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione”, formulata dal Sostituto Procuratore Roberta Licci.
Secondo gli investigatori, i nove arrestati avevano messo in piedi una banda molto ben organizzata dedita ai furti in molte chiese del Salento, nelle quali avevano fatto razzia di offerte dei fedeli, paramenti sacri e preziosi ex voto.
I fatti
L’indagine, nata per caso a seguito di un fermo stradale nel 2015, ha portato ad accertare 22 episodi di furti ai danni di chiese o parrocchie in vari comuni della provincia di Lecce, per un valore che oscilla dai 200 ai 250mila euro.
I luoghi in cui si sono svolti i colpi
A essere prese di mira le istituzioni religiose dei comuni di Cannole, Carpignano, Collepasso ,Corigliano, Matino, Melissano, Miggiano, Minervino, Montesano Salentino, Muro Leccese, Neviano, Parabita, Poggiardo, Ruffano, Sanarica, Sternatia, Supersano e Tricase.
L’indagine a opera dei Carabinieri è stata ribattezzata “Santi Medici”, dal nome della chiesa del comune di Neviano. Il denaro trafugato nelle parrocchie a volte veniva usato per il sostentamento quotidiano, altre, per essere reinvestito nell’acquisto di armi e droga.
Nonostante i nove si fossero specializzate nei furti in parrocchia, emerge dalle numerose intercettazioni, una sorta di timore reverenziale per la chiesa.
In una conversazione intercettata, tra Crisigiovanni e un amico, viene fuori questo aspetto. I due parlano dell’arresto di Emanuele Zompì e delle possibili conseguenze per lui, in carcere, dopo i furti in Chiesa .
C: “Non so se può salire in Sezione, perché è un brutto reato, hai capito? …perché è reato, è reato alla chiesa” Non solo, poiché in una successiva conversazione emergerebbe un’aggressione in carcere, contro Zompì, proprio per aver “profanato una chiesa”.
Infine, in una conversazione in macchina tra Zompì, Parrotto e De Micheli, emergerebbe come quest’ultimo abbia trascorso un periodo della propria vita, in seminario.
De Micheli: “Prete dovevo farmi… Dentro al seminario… poi mi sono conosciuto con una ragazza e me ne sono scappato! Me ne sono andato di la! Mi hanno cacciato.