“Ero in difficoltà economiche”, la Genovasi ammette le mazzette nell’interrogatorio

Anche Giuseppe Bruno ha confermato gli episodi, escludendo la responsabilità dell’azienda. Invece, Pietro Bonetti e Monica Franchini si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Si sono svolti questa mattina gli interrogatori di garanzia dei quattro arrestati nell’ambito dell’inchiesta “Buste Pulite”, raggiunti nella giornata di venerdì, da un’ordinanza di custodia cautelare su richiesta dei sostituti procuratori Roberta Licci e Massimiliano Carducci.

Dinanzi al gip Giovanni Gallo, presso il tribunale di viale de Pietro (non “da remoto”) è stato ascoltato per primo Giuseppe Bruno, 57 anni di Collemeto.

Assistito dal legale Carlo Caracuta ha risposto alle domande del giudice e del pm Massimiliano Carducci, per circa un’ora. L’interrogatorio ha riguardato i due nuovi presunti episodi corruttivi confluiti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Bruno ha fornito la propria versione dei fatti, precisando che si è trattato di iniziative personali e ribadendo, come nel primo interrogatorio, l’estraneità dell’azienda.

Subito dopo, è stata sentita per quasi tre ore, Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama, funzionaria dell’ufficio protesi dell’Asl di Lecce, difesa dagli avvocati Carlo Sariconi e Simona Ciardo. Anche lei, raggiunta nelle scorse ore dall’ordinanza del gip che disponeva il carcere per nuove contestazioni.

La Genovasi ha risposto alle domande di giudice e pm, precisando alcuni aspetti della vicenda. La funzionaria Asl ha ammesso di avere ricevuto le “mazzette” da Bruno e Bonetti, spinta dalle difficoltà economiche. Ha invece ridimensionato la portata di altre accuse. Nel caso di V.S. ha infatti confermato di avere ottenuto delle forme di caciocavallo, ma di non aver mai chiesto né ricevuto dazioni di denaro in cambio di favori per le pratiche d’invalidità.

Inoltre, riguardo l’assunzione del marito G.R., presso la ditta di Bonetti, ha sostenuto che l’episodio non rientrava in un rapporto corruttivo e che la stessa istanza l’aveva avanzata regolarmente ad altre aziende.

Interrogatorio di garanzia anche per l’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni di Lecce, ristretto ai domiciliari. Difeso dagli avvocati Amilcare Tana e Vincenzo Licci, si è avvalso della facoltà di non rispondere, anche perchè i legali non hanno avuto modo di visionare le carte dell’inchiesta.

Infine, si è svolto l’interrogatorio della rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, di Lecce, anche lei ai domiciliari dopo il provvedimento del gip. Assistita dagli avvocati Luigi Covella e Giovanni Gabellone, la Franchini, per gli stessi motivi di Bonetti, ha fatto “scena muta” dinanzi al gip.

I quattro arrestati sono accusati a vario titolo e in diversa misura di: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico.

Le accuse

Secondo l’accusa, la Genovasi riceveva in più occasioni da Bonetti, somme di denaro direttamente all’interno di buste consegnate a mano nel suo ufficio e in una occasione la somma di circa 1600 euro, per il tramite della ex collaboratrice dell’imprenditore (indagata anche lei) a fronte della risoluzione di una pratica curata dalla stessa; utilità consistite nell’assunzione da parte del Bonetti del marito della Genovasi, G.R., da lei richiesta allo specifico fine di far maturare al coniuge l’indennità di disoccupazione. E poi, prestazioni di servizi gratuiti, quali la custodia del proprio cane, cui Bonetti provvedeva a mezzo di un suo dipendente al quale pagava a tal fine due giorni di ferie

E la Genovasi riceveva da Giuseppe Bruno, in più occasioni, somme di denaro in contanti direttamente consegnate presso il suo ufficio, nonché utilità consistenti in un saturimetro ed un termometro espressamente da lei richiesti.

Infine, la funzionaria otteneva da Monica Franchini, somme di denaro consegnatele presso il suo ufficio.

Carmen Genovasi, come emerso nell’ordinanza del gip Gallo, risulterebbe beneficiaria non solo di dazioni di denaro, ma anche di altre tipologie di utilità.

Quando, ad esempio, V. S. (anch’egli indagato) si presentava presso il suo ufficio in data 28.01.2020, lamentando il mancato riconoscimento della fornitura di una scarpa ortopedica da parte dell’Asl di Lecce. E lei, forniva indicazioni allo stesso, circa la necessità di sottoporsi nuovamente a visita specialistica, indicando falsamente di essere residente a Lecce, così da poter indirizzare la pratica al distretto dell’Asl e occuparsene personalmente. Inoltre, V.S. avrebbe dovuto riferire al medico specialista di essere “zio della Genovasi”. Questi dopo avere effettuato la visita, consegnava alla Genovasi quale contropartita per il suo intervento, due caciocavalli.

E poi c’è la fornitura, a carico del servizio sanitario nazionale, di una carrozzina elettrica da esterni – con preventivo già predisposto da Bruno Giuseppe-, riservata a soggetti non deambulanti, in favore di V.S. E la Genovasi si attivava per organizzare la visita fisiatrica, oculistica e neurologica. E allora, l’uomo confermava che si sarebbe presentato in carrozzina, pur non avendo alcuna incapacità di deambulazione autonoma. Il piano non sarebbe andato in porto, perché nel frattempo, la Genovasi è stata tratta in arresto.

Sono complessivamente otto gli indagati nell’inchiesta “Buste Pulite”.

Sono indagati a piede libero: il politico Fabio Campobasso, 52 anni di Lecce e marito della Franchini. E poi G. R., 46 anni di San Pietro in Lama, coniuge della Genovasi; V. S., 52enne di Presicce-Acquarica del Capo; M. B., 30enne di Lecce.