‘La mafia non è qui’, i dipendenti della M.slot scendono in piazza

Più di un anno fa l’interdittiva del Prefetto di Lecce per il rischio di infiltrazioni mafiose bloccava quattro aziende del gruppo De Lorenzis. Oggi i dipendenti della M.Slot protestano: ‘La mafia non c’è nella nostra azienda. I successi erano legati alla nostra professionalità.’

Il rischio di perdere il proprio posto di lavoro e di non poter far fronte alle esigenze quotidiane delle proprie famiglie li ha costretti a scendere in piazza e a manifestare davanti alla Prefettura di Lecce.

Sono i dipendenti della M.slot, una delle aziende del Gruppo De Lorenzis che subirono più di un anno fa un’interdittiva antimafia dal Prefetto di Lecce – su segnalazione dell’ Area Monopoli della Direzione territoriale per la Puglia – perché ritenute a rischio di infiltrazione mafiosa.

Così si leggeva nel provvedimento prefettizio, infatti: «Entrambi i De Lorenzis (Pasquale Gennaro e Saverio) insieme ai fratelli Salvatore, già sorvegliato speciale e Pietro Ilario Antonio, sorvegliato speciale per mafia, condannato per associazione di tipo mafioso e destinatario della misura di prevenzione della Sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, sono partecipi delle attività del gruppo familiare riconducibile al capostipite Rocco, già sorvegliato speciale».

Insomma, benché le società del gruppo fossero quattro «M.Bet. srl», «Gaming srl», «Minnie srl» ed «M.Slot srl» appunto, secondo la valutazione del Prefetto, a seguito di informative delle Forze dell’Ordine, si sarebbe realizzata una contiguità di controllo e questo faceva presupporre il rischio di serie e gravi infiltrazioni mafiose.

A distanza di un anno, i dipendenti della M.slot non ci stanno e scendono in campo per difendere i posti di lavoro della loro azienda.

Parliamo in nome e per conto della sola M.slot – dicono con grande preoccupazione –, una società che un tempo era il fiore all’occhiello, addirittura a livello nazionale, nel settore degli apparecchi da intrattenimento a vincita limitata, uno dei settori più in espansione del settore imprenditoriale che dava lavoro a tanti. Capiamo di scontare la cattiva immagine che ammanta il settore, ritenuto addirittura amorale, ma dopo aver aspettato i pronunciamenti dell’Autorità Giudiziaria e dopo che i proprietari avevano fatto un passo indietro consentendo la gestione commissariale, dopo che avevano ceduto le quote azionarie a nuovi soggetti di elevata condotta morale, perché non si prende atto che la nostra azienda è sana e merita di ritornare sul mercato? Il rischio di perdere il lavoro sta diventando concreto!”

Rifiutiamo di essere ghettizzati, qui ne va di mezzo il nostro futuro e quello delle nostre famiglie. Qui la mafia non c’è, il malaffare non si annida tra noi” gridano a gran voce consegnando volantini ai passanti su Via XXV luglio. “Se l’azienda era un’azienda leader non era certo per indebite pressioni dei proprietari, ma per le nostre indubbie capacità, per la nostra passione, per la nostra competenza, per la nostra professionalità.”

Anche perchè i dipendenti sono forti di un pronunciamento del Tribunale della Libertà di Lecce che, il 10 aprile scorso, ha acclarato che i fratelli Rocco, Salvatore e Piero non avevano nulla a che vedere con le aziende gestite da Saverio e Pasquale Gennaro.

I dipendenti chiedono, insomma, un gesto da parte delle autorità competenti che certifichi l’estraneità a qualsiasi comportamento mafioso e riporti l’azienda a dettare ‘legge’ nel suo settore, come avveniva fino a poco tempo fa. Il grido è stato lanciato, adesso vedremo se riuscirà a raggiungere il bersaglio o ritornerà indietro beffardo come un’eco.



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