La mano della Scu sulle affissioni dei manifesti elettorali, arriva la sentenza Eclissi

In circa 800 pagine di motivazioni, il Giudice dell’Udienza preliminare, Giovanni Gallo, illustra chiaramente il meccanismo messo in atto da alcuni elementi di spicco della Scu. Il riferimento è alle consultazioni elettorali del 6,7 maggio del 2012.

"Veniva accertato attraverso le intercettazioni telefoniche come l'organizzazione mafiosa avesse il controllo sulle affissioni dei manifesti pubblicitari, durante le consultazioni elettorali del 6,7 maggio del 2012". Con queste parole contenute nelle circa 800 pagine di motivazioni della sentenza "Eclissi", il gup Giovanni Gallo illustra il meccanismo attuato da alcuni elementi di spicco della Sacra Corona Unita. Il giudice, nello specifico, evidenzia il ruolo assunto da Mario Blago che teneva i contatti con i comitati elettorali ed assieme a Sergio Marti "organizzava l'attività di tutti coloro che provvedevano ad effettuare l'affissione dei manifesti e la distribuzione del materiale propagandistico durante il periodo elettorale".
 
Il giudice esprime tali convincimenti nelle pagine delle motivazioni in cui si sofferma sul presunto ruolo assunto da Vittorio Castelluzzo, titolare dell'agenzia che si occupava dell'affissione dei manifesti e rispondeva di concorso esterno in associazione mafiosa ed il pm, al termine del processo con rito abbreviato, aveva invocato 7 anni di reclusione. Invece, il gup ha assolto l'imputato, "per non aver commesso il fatto spiegando che " non vi è prova che fosse consapevole delle modalità di gestione dell'affissione dei manifesti elettorali a Lecce, operata da Mario Blago e Sergio Marti".Vittorio Castelluzzo è assistito dall'avvocato Riccardo Giannuzzi

Blago e Marti, invece, hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Il processo è ancora in corso e nella prossima udienza fissata per il 13 febbraio 2017, verrà ascoltato il " pentito" Gioele Greco le cui dichiarazioni sono state fondamentali durante le indagini dell'Operazione investigativa "Eclissi".

Ritornando alle motivazioni del giudice Gallo, emergerebbe anche il coinvolgimento di Maurizio Contaldo ( condannato a 7 anni nel processo con rito abbreviato), il quale in una conversazione intercettata con Marti, diceva " mi ha chiamato …….dice se me li fa a settanta..mi ha detto…me ne fa altri seicento, che dobbiamo fare?…nove, nove e sei…millecinque a settanta". La risposta del Marti,secondo il giudice, dimostrava "il modus operandi" degli uomini riconducibili a Maurizio Briganti, soliti a fare la cresta al danno dei loro clienti che si erano rivolti a loro per ottenere un trattamento di favore" . Inoltre,  la "copertura" offertagli da Briganti, "autorizzava Sergio Marti ad avvalersi di metodi tipicamente mafiosi, nello specifico ricorrere all'utilizzo della forza intimidatrice verso i gruppi concorrenti, forza che si manifesta nel rimuovere o coprire i manifesti già affissi e affiggere quelli dei candidati che avevano già siglato il contratto con il gruppo coordinato da Marti."

Vi è poi la telefonata intercettata tra Marti e un candidato alle comunali che svelerebbe le intimidazioni del gruppo mafioso verso coloro che non si affidavano ad esso per l'affissione dei manifesti  " buon giorno dottore, …ciao…salve…Sergio sono…sto passando perché ho appena fermato un ragazzo….giustamente…che gli hai dato i manifesti…non mi sembra neanche una cosa corretta…se stai lì passo".

Assai significativa poi, un'altra intercettazione con il proprio interlocutore che documenterebbe come Marti, secondo il giudice Gallo, " si arrogava il diritto di scegliere quale candidato avvantaggiare con l'affissione dei manifesti e così orientare l'elettore o l'elettrice". Egli dice " facciamo così…..che domani mattina poi togliamo tutto e ne rimane uno solo e facciamo mettere le teste delle altre persone….raddoppiate".

Infine c'è la telefonata tra Marti e una tale….".mi hanno detto che mi devono chiamare dal partito per fare quel lavoro..no?…di rappresentante di lista..perché sono accreditata..ma ancora non mi ha chiamato nessuno". Marti le risponde, "chiama un attimo Mario a casa" ( con riferimento a Blago)". Anche questa intercettazione, per il giudice Gallo "certificava il controllo di Marti, delle persone destinate a ricoprire il ruolo di rappresentante di lista".



In questo articolo: