Bullismo ai danni di un compagno di classe? Tre studenti chiedono la “messa alla prova”

Il giudice ha rinviato al 23 marzo, per la predisposizione dei programmi di riabilitazione e volontariato, a cura dei servizi sociali.

I tre giovani, tra i quali compare una ragazza, accusati di bullismo ai danni di un compagno di classe in una scuola di Racale, chiedono la “messa alla prova”.

È l’esito dell’udienza preliminare che si è celebrata in mattinata dinanzi al gup Aristodemo Ingusci, presso il Tribunale dei Minorenni. Il giudice ha rinviato al 23 marzo, per la predisposizione dei programmi di riabilitazione e volontariato, a cura dei servizi sociali.

Inoltre, il gup ha avallato la proposta di una riconciliazione tra le parti, tutte presenti oggi in aula. Dunque, una presa di coscienza e una finestra di dialogo tra i tre imputati, di età compresa tra i 15 ed i 16 anni e la vittima.

La posizione di un quarto imputato verrà invece definita nella prossima udienza.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Ugo Lisi, Giacinto Mastroleo e Fernando Corsano.

I genitori dello studente bullizzato sono invece assistiti dall’avvocato Vincenzo Venneri.

L’inchiesta

Le indagini sono state condotte dai carabinieri della stazione locale e coordinate dal pm Imerio Tramis.

I presunti episodi di bullismo si sarebbero verificati nellottobre del 2018, in un istituto superiore di Racale, risultato estraneo a qualunque tipo di responsabilità.

In un’occasione, il ragazzo sarebbe stato picchiato dalla compagna di scuola con schiaffi e calci, che risponde dell’ipotesi di reato di lesioni personali.

E per questa vile aggressione fu medicato dai sanitari del pronto soccorso di Gallipoli. A quel punto, il padre del ragazzo decise di sporgere denuncia nei confronti della studentessa.

Nel corso delle indagini, sarebbero emersi svariati atteggiamenti prevaricatori da parte degli altri compagni, accusati dalla Procura di stalking, come i ripetuti lanci di palline di carta. E poi, il giubbotto e la maglietta, macchiati con l’inchiostro di una penna senza punta che gli era stata infilata dietro la schiena.

Non solo, dall’analisi del telefonino del giovane studente sarebbe venuta a galla la volontà degli studenti di isolarlo dal gruppo-classe. Il ragazzo, dopo essere stato inizialmente escluso dalla chat whatsapp, sarebbe stato poi inserito, ma solo per essere sbeffeggiato e deriso, con frasi del tipo: «Ci ete quistu lurdu».

Dopo il travagliato periodo trascorso in questa scuola, lo studente si è trasferito in un altro istituto scolastico.



In questo articolo: