Avremo l’Autostrada del Salento, ma i treni intanto continuano a collezionare ritardi. È accaduto (ancora) al Milano-Lecce

Il Milano-Lecce che doveva arrivare alle 16.45 ha raggiunto il Salento con un ritardo di 220 minuti. Ennesimo disagio per chi viaggia scegliendo il treno.

L’Italia non si fermerà più a Bari, ma “allungherà” fino a Lecce grazie all’Autostrada del Salento. Un progetto in cantiere [il Governatore Michele Emiliano dovrà trovare le risorse necessarie per realizzarlo], ma senza dubbio importante per un territorio che, in questi anni, ha scoperto la sua vocazione turistica.

Una “vocazione” premiata con i numeri, quelle delle presenze perché – repetita iuvant – sono sempre più numerosi gli “stranieri” che affollano le località costiere o dell’entroterra d’estate come d’inverno. Merito dell’affascinante mix di mare, tradizione, enogastronomia ed eventi.

Bene per una terra che ha come tallone d’Achille il settore dei trasporti, ma non benissimo se, aggiustata una cosa, il “resto” continua a non funzionare.

Per resto si intende, inutile dirlo, il capitolo ferrovie. Ieri, e non è più una novità, il treno Milano-Lecce è giunto nel capoluogo salentino con un notevole ritardo. L’arrivo era previsto per le 16.45, ma chi aspettava alla stazione ha dovuto armarsi di un bel po’ di pazienza. Sul tabellone, alla fine, è comparsa la scritta 220 minuti. Quasi quattro ore, forse, rende più l’idea.

«Ormai sta diventando una consuetudine» ha commentato un passeggero, alzando le spalle. Già, perché non è l’unico disagio vissuto dai viaggiatori in questi ultimi mesi [basta leggere qui, giusto per fare un esempio].

Eccezioni varie a parte, Trenitalia dovrebbe rimborsare il 50% del prezzo del biglietto per un ritardo di almeno 120 minuti [25% se inferiore], ma è impensabile dover consigliare a chi intende raggiungere la Puglia e il Salento di scegliere la macchina. In futuro, avrà anche l’Autostrada su cui contare, ma a quel punto si urlerà che l’Italia si ferma a Lecce per ricordare che, raggiunto il capoluogo barocco, c’è ancora tutto un mondo da scoprire.



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