Decisero di denunciare i soprusi subiti ed oggi sono stati "ripagati" dalla giustizia con la condanna dei loro estorsori.
Il dr. Sergio Tosi della prima sezione monocratica ha inflitto una pena di 8 anni per ciascuno dei tre fratelli Mancuso originari di Manduria, (uno con precedenti per armi), indagati a piede libero. Questi rispondevano dell'accusa di estorsione aggravata e il giudice ha accolto la richiesta di condanna del pm Antonio Zito che ha invocato una pena di 5 anni e 6 mesi per ognuno di essi. Si tratta di Giuseppe Mancuso 49enne; Cosimo Mancuso, 52 anni e Maurizio Mancuso 41enne. Il giudice ha poi disposto una multa di 3mila euro e l'interdizione dai pubblici uffici. Inoltre, i tre fratelli dovranno provvedere al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede e corrispondere una provvisionale di 10mila nei confronti delle parti civili.
Secondo l'accusa, i fratelli Mancuso non tolleravano la concorrenza e volevano far pascolare i propri greggi "liberamente"; per questo gli altri agricoltori e pastori dovevano tenersi lontani dai terreni vicini ai loro. Pur essendo in molti casi i legittimi proprietari, queste persone erano costrette a subire le angherie dei prepotenti "signorotti" del posto. Per loro si profilava un'impari sfida contro "i mulini a vento", ma per fortuna nove di essi trovarono il coraggio di denunciare i tre fratelli. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Giuseppe Capoccia e condotte dai carabinieri di Campi Salentina, portarono all'emissione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alle persone offese. Essi si sono costituiti parte civile al processo con l'avvocato Giuseppe Romano. Invece i fratelli Mancuso sono assistiti dall'avvocato Nicola Marseglia del Foro di Taranto. Numerosi gli episodi estorsivi, andati avanti almeno dall'ottobre del 2013 e fino al gennaio del 2015, tra Porto Cesareo e Nardò (più precisamente tra le località “Chiusurelle” e “Chiodi”).
In uno dei primi, ad esempio, i tre fratelli Mancuso avrebbero minacciato un contadino, dicendogli “non sapete con chi avete a che fare”. Sarebbero arrivati a dirgli: “Vi dobbiamo mettere in condizione di vendere le terre perché qua non avrete più pace! State attenti".
In un'altra occasione, uno dei fratelli avrebbe detto ai proprietari di un terreno che raccoglievano della verdura "te ne devi andare sennò se scendi ti piglio a schiaffi, ti faccio vedere io…non devi entrare qua dentro". In un'altro episodio contestato dall'accusa, la frase rivolta alla vittima sarebbe stata : "di qua non devi più passare, sennò ti spacchiamo il culo a colpi di mazza ! Ti uccidiamo a pietrate e ti seppelliamo qua in mezzo stesso".
Le minacce, in certe occasioni, sarebbero state "mimate" attraverso gesti comunque inequivocabili. Uno dei fratelli, ad esempio, avrebbe passato un frustino intorno al collo di un contadino, indicando il gesto dello strangolamento; oppure, si sarebbe messo le mani in tasca, mimando il possesso di una pistola.
