Morì mentre allattava il quinto figlio: disposte nuove indagini

Il Gip Brancato ha disposto un supplemento di indagine, dopo l’opposizione all’archiviazione presentata dall’avvocato dei familiari di Giuseppina Liaci, morta nel reparto di Ginecologia del ‘Fazzi’ mentre allattava il figlio, nato dieci giorni prima.

È stato disposto nei giorni scorsi un supplemento d'indagine, fino al 30 novembre 2015, sulla morte di Giuseppina Liaci, la 38enne di Arnesano deceduta nell’aprile di due anni fa nel reparto di Ginecologia del Fazzi, mentre allattava il figlio, nato appena dieci giorni prima.
 
Il Gip Vincenzo Brancato, nell'udienza di febbraio, si era riservato sulla decisione di procedere con nuovi accertamenti, come richiesto dall'avvocato dei familiari della donna, Massimo Bellini, che aveva presentato opposizione nel luglio dello scorso anno). Ricordiamo, infatti, che a maggio del 2014, il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia dopo il deposito della prima perizia, aveva chiesto l’archiviazione del procedimento (a carico di ignoti). Adesso, sarà nuovamente disposta l'autopsia e verranno riascoltati i testimoni, tra cui il personale medico e sanitario presente al momento della tragedia. Scaduti i termini delle indagini, la parola tornerà al PM Capoccia che deciderà, alla luce dei nuovi elementi, come procedere.
 
L’inchiesta venne avviata con un esposto del marito. La donna, agli inizi di luglio, era stata ricoverata per dare alla luce il suo quinto figlio. Il parto cesareo era andato bene, ma le visite di routine avevano evidenziato la presenza di una fistola vescicale, e vi sarebbero state delle divergenze tra i medici del reparto di Ginecologia sull'opportunità di operare la donna. Una volta interpellati, sia la paziente che i familiari prestarono il proprio consenso per un nuovo intervento chirurgico, fissato in data 13 aprile. Anche questa nuova operazione sembrava essere perfettamente riuscita; la Liaci fu comunque trattenuta in ospedale dove, giorni dopo, si consumò la tragedia ed il marito, quando andò a trovarla, la trovò già morta.
 
Fu così aperta un’indagine ma il sostituto procuratore Capoccia, come detto, provvide alla sola identificazione del personale sanitario, senza iscrivere nessuno nel registro degli indagati; ciò  alla luce degli esiti dell’autopsia che escluse come la sfortunata mamma fosse morta per un’embolia polmonare e che i due interventi ai quali venne sottoposta erano stati eseguiti in maniera impeccabile.
 
Il primo esame autoptico aveva escluso responsabilità a carico dei medici che avrebbero agito con assoluta professionalità, nonostante si fosse riscontrato che il taglio della vescica effettuato con il bisturi, nell'ambito del primo intervento disposto dai medici, avesse provocato alcune complicanze. Inoltre, il secondo intervento di asportazione dell'utero, sempre secondo i medici legali, sarebbe risultato "non necessario" ma comunque "non rilevante" per la morte della donna. Inoltre, come evidenziato dall'avvocato Bellini nell'udienza scorsa, nel momento in cui Giuseppina Liaci si è sentita male non c’era nessuno a prestargli soccorso.



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