Morte del bracciante sudanese, eseguita l’autopsia

L’esame si è basato su prelievi di tessuto che, una volta analizzati, permetteranno di stabilire se il 47enne sia morto per infarto, in seguito ad una lunga esposizione al sole. Il Sostituto Procuratore, Paola Guglielmi, ha iscritto nel registro degli indagati tre persone.

Si è svolto nella mattinata odierna, l'esame autoptico del bracciante sudanese Mohamed Abdullah, morto lunedì pomeriggio mentre raccoglieva pomodori, per conto di un'azienda agricola, in un campo fra Nardò e Avetrana. 

Sono stati effettuati dei prelievi di tessuto che una volta analizzati, permetteranno di stabilire se il 47enne sia morto per infarto, in seguito ad una lunga esposizione al sole. Infatti, si dovrà capire se l'uomo soffrisse di problemi respiratori o se questi siano sopravvenuti in seguito ad un "colpo di calore". L'autopsia, durata circa 5 ore, è stata eseguita dal medico legale Alberto Tortorella incaricato dalla Procura, a cui hanno assistito il dr. Massimo Vaglio, per i famigliari della vittima e Francesco Faggiano per la difesa; i risultati saranno depositati nel giro di un paio di mesi.
 
Il cittadino africano era arrivato nel Salento domenica mattina e lunedì aveva già preso servizio come lavoratore stagionale. Mohamed ha avvertito un malore nel primo pomeriggio, intorno alle 14.00, orario in cui la colonnina di mercurio segnava una temperatura prossima ai 40 gradi (sembrerebbe che egli si fosse già sentito poco bene nella mattinata, ma non fosse stato accompagnato in ospedale). I colleghi di lavoro lo hanno immediatamente messo al riparo sotto un albero,affinché non rimanesse esposto ai raggi del sole. Quando i sanitari del 118 sono arrivati sul luogo, però, il cittadino sudanese era già deceduto. Sul posto della tragedia sono poi giunti i Militari dell’Arma della Stazione di Porto Cesareo, quelli della Compagnia di Gallipoli e gli ispettori dello Spesal che hanno ascoltato i testimoni presenti e hanno prontamente avviato le indagini. La salma è stata trasportata presso la camera mortuaria dell'ospedale “Vito Fazzi” di Lecce.
 
Vuole, comunque, vederci chiaro la Procura di Lecce che in seguito al decesso ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo. Il sostituto procuratore Paola Guglielmi, come atto dovuto in vista dell'esame autoptico, ha iscritto nel registro degli indagati tre persone: Giuseppe Mariano, 74 anni, di Porto Cesareo, il "capo" dell'azienda presso cui lavorava Mohamed Abdullah (egli risulta già coinvolto nell'inchiesta Sabr sul caporalato); la moglie Rita de Rubertis, a cui è intestata l'attività; un'altra persona originaria del Sudan che avrebbe svolto il ruolo di mediatore negli arrivi in Salento dei braccianti. Nella sua abitazione, infatti, gli investigatori hanno trovato, oltre ad un passaporto con firma del 12 luglio (su cui si nutrono parecchi dubbi), anche schede e documenti di braccianti impiegati nei campi, riconducibili alla sua presunta attività di mediazione.

Intanto, nelle scorse ore, i militari hanno effettuato rilievi fotografici nella ex falegnameria di Boncuri, occupata dai braccianti per verificare le condizioni di vita e lavoro. Al momento la Procura procede per omicidio colposo, ma gli inquirenti intendono appurare se nel Salento ci sia un nuovo giro di sfruttamento gestito da caporali. L’impiego di altri 28 stagionali nella stessa azienda era stato comunque  dichiarato all’ufficio di collocamento.
Proseguono comunque gli ascolti dei colleghi di Mohamed Abdullah. I Carabinieri della Compagnia di Campi Salentina hanno ascoltato altri dipendenti per accertare quali fossero le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti. È stata sentita per diverse ore anche la moglie, originaria delle Mauritius.
Dalle indagini inoltre, emergerebbe come Mohamed fosse in possesso di un regolare permesso di soggiorno, valido fino al 2019. Egli però lavorava in nero e nessuna tutela sarebbe mai stata adottata né alcuna visita medica eseguita (così come per gli altri lavoratori).
 
Inoltre, bisognerà anche attendere una risposta dal Ministero dell’ Interno per sapere se il bracciante fosse un rifugiato politico. La famiglia della vittima, intanto,  è arrivata in Salento da Caltanissetta, città in cui risiede e dove l’uomo sarebbe dovuto tornare alla fine della stagione di raccolta di angurie e pomodori.
Il Comune di Nardò ha dato, infatti, ospitalità alla moglie e ai due figli di Mohamed; il sindaco, Marcello Risi, ha fatto sapere che “appresi i primi sviluppi dell’inchiesta sul decesso, è orientato alla costituzione di parte civile del comune”.



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