Triplice omicidio a Cursi. Eseguita l’autopsia: Quattro colpi di pistola mortali

I successivi accertamenti istologici dovranno stabilire “le cause della morte, il numero di colpi che hanno raggiunto le vittime, le caratteristiche dell’arma e la distanza di sparo”. Nel frattempo, il gip ha convalidato l’arresto di Roberto Pappadà e disposto il carcere.

È terminata nel tardo pomeriggio di oggi, l’autopsia delle tre vittime freddate a colpi di pistola dall’omicida reo confesso, Roberto Pappadà. In mattinata, infatti, il pm Donatina Buffelli ha conferito l’incarico al medico legale Roberto Vaglio.

Da un primo esame, è stato possibile stabilire, il numero di colpi che hanno raggiunto le vittime. Due all’indirizzo di Andrea Marti. Un primo, non mortale, lo avrebbe colpito al torace, mentre la pistolettata in testa, nonostante il ragazzo abbia invocato pietà, gli avrebbe provocato un trauma cranico letale. Pappadà avrebbe poi sparato un solo colpo al torace all’indirizzo del padre, che sarebbe poi deceduto a causa di una grave emorragia. Invece, la zia di Andrea, anch’ella raggiunta da un solo proiettile, avrebbe subito un grave trauma polmonare e sarebbe poi spirata per emorragia toracica e addominale. Ai suddetti quattro colpi di pistola mortali, ne va aggiunto un quinto che ha ferito lievemente la madre di Andrea).
I successivi accertamenti istologici dovranno stabilire anche le caratteristiche dell’arma e la distanza di sparo.

Fernanda Quarta, moglie di Franco Marti; Carlà Marti, la figlia della coppia, che vive fuori regione; Simona Marrocco, fidanza di Andrea Marti, sono assititi dall’avvocato Arcangelo Corvaglia. Il marito di Maria Assunta Quarta è invece difeso dall’avvocato Marino Giausa. Essi hanno nominato congiuntamente un proprio consulente di parte.

La convalida dell’arresto in carcere

Nelle scorse ore, il gip Carlo Cazzella ha convalidato l’arresto nei confronti di Pappadà e disposto la misura del carcere, per la sussistenza delle esigenze cautelari, i gravi indizi di colpevolezza, nonché il pericolo di fuga e il rischio di reiterazione del reato.
“Un’indole violenta, senza scrupoli, indifferente nei confronti delle sue vittime e della vita umana”. È la descrizione fornita dal gip Cazzella nell’ordinanza, della personalità di Roberto Pappadà, omicida reo confesso di Francesco e Andrea Marti, della zia Maria Assunta. Inoltre, il gip sottolinea un altro aspetto inquietante emerso nel corso dell’interrogatorio. La convinzione del Pappadà, di aver fatto la cosa giusta e il “rammarico” di non aver ammazzato anche Fernanda Quarta.

L’interrogatorio

Mi sono procurato la pistola per sterminare la famiglia. È la scioccante versione dei fatti del 57enne di Cursi, dinanzi al gip Carlo Cazzella. Nel corso di quasi un’ora d’interrogatorio, Pappadà, assistito dall’avvocato Nicola Leo, ha sostanzialmente confermato quanto dichiarato dinanzi al pm Donatina Buffelli.

In merito alla disponibilità dell’arma, non avrebbe specificato come e da chi se la sarebbe procurata, ma sarebbero comunque emerse indicazioni importanti. Egli, infatti, avrebbe confermato che la pistola gli sarebbe servita per “risolvere” i dissidi con i Marti. Roberto Pappadà, non si sarebbe mostrato minimamente pentito, ma avrebbe sottolineato che, dopo due anni di continui ed irrisolti contrasti con i vicini di casa, la strage gli sarebbe sembrata l’unica soluzione possibile. Nessuna intenzione di fare del male, invece, alla fidanzata di Andrea come confermato anche oggi.

Pappadà avrebbe inoltre affermato che l’elemento scatenante della sua furia omicidia sarebbe stata un’aggressione subita da Andrea Marti, la cui vendetta è stata covata per due lunghi anni.
Non solo, poiché i continui dispetti patiti, soprattutto per la questione legata la parcheggio, avrebbero poi alimentato il suo odio, pronto a esplodere alla prima occasione utile. Il giudice dovrebbe ora convalidare l’arresto e disporre la misura del carcere.
Roberto Pappadà risponde di triplice omicidio aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione, di tentato omicidio e detenzione e porto di arma clandestina.

La ricostruzione della follia

Le lancette dell’orologio avevano da poco segnato le 23.00, quando il 57enne ha messo in scena la strage. Il primo a perdere la vita è stato Andrea Marti. Il 36enne stava rientrando nella sua casa di Cursi con la fidanzata, quando a pochi passi dalla porta di ingresso ha trovato Pappadà, fermo davanti a lui con la pistola in mano.
Qualche minuto dopo, sono arrivati in macchina Franco Marti, la moglie Fernanda Quarta, la sorella della donna Maria Assunta e il marito (rimasto illeso).

L’arrivo dei Carabinieri

La pattuglia della Radiomobile di Maglie è intervenuta in pochi minuti. Gli uomini in divisa sono riusciti a calmare il 57enne che, al loro arrivo, aveva ancora l’arma carica in mano. I Carabinieri sono riusciti a convincerlo ad arrendersi, dopo aver “negoziato” con lui.



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