Omicidio Daniele e Eleonora, fissata la data dell’Appello. La difesa chiederà ancora la perizia psichiatrica

Antonio De Marco, pronto ad affrontare il processo di appello, ha patteggiato la pena a 4 mesi di reclusione per detenzione di materiale pedopornografico

Si svolgerà il 15 dicembre, il processo di Appello a carico di Antonio De Marco che uccise con quasi 80 coltellate Daniele De Santis e la sua fidanzata Eleonora Manta. Dopo il ricorso della difesa contro la condanna all’ergastolo maturata in primo grado per il 23enne studente di scienze infermieristiche di Casarano, è stata fissata la data del nuovo processo che si terrà dinanzi ai giudici della Corte d’Assise d’Appello, nell’aula bunker di Borgo San Nicola.

La difesa di De Marco, rappresentata dagli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, nei motivi di Appello ribadisce sostanzialmente quanto già sostenuto dinanzi alla Corte d’Assise, nel corso della discussione del processo di primo grado. Antonio De Marco è affetto da un vizio di mente ed era incapace d’intendere e di volere al momento dei fatti.

Nello specifico, si tratterebbe di una grave condizione psicopatologica dello spettro autistico, che sarebbe emersa dalle conclusioni dei consulenti di parte Elio Serra e Felice Carabellese. La difesa ritiene, inoltre, come la perizia psichiatrica dei consulenti del tribunale, il professore Andrea Balbi ed il neuropsichiatra Massimo Marra, sia inadeguata. In essa si parla di un disturbo narcisistico della personalità. E per questo motivo, la difesa aveva già chiesto ai giudici della Corte d’Assise, di disporre una nuova perizia e rinnoverà la richiesta nel corso del processo di Appello.

Nei motivi di Appello, i difensori di De Marco, si soffermano anche sulle aggravanti della crudeltà e della premeditazione, la cui eventuale esclusione comporterebbe l’applicazione del giudizio abbreviato. Già nel corso della discussione in aula, la difesa aveva parlato di dolo d’impeto e sottolineato come De Marco abbia agito, spinto da un impulso delirante irrefrenabile. Nell’Appello i legali si soffermano sul riconoscimento delle attenuanti generiche, anche in virtù della collaborazione del giovane studente con gli inquirenti.

Intanto, nei mesi scorsi, il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini che aveva chiesto anche la pena dell’isolamento diurno per 1 anno, ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di condanna all’ergastolo emessa dalla Corte d’Assise. Secondo la Procura bisognava applicare anche l’isolamento diurno per 1 anno, come richiesto nel corso della discussione in aula. Il pm Moschettini ritiene che trattandosi di duplice omicidio, si deve tener conto dell’articolo 72 comma 1, poiché a De Marco non sono state riconosciute le attenuanti generiche e sono state applicate le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. Ora il ricorso della difesa e quello della pubblica accusa, dovrebbero essere discussi insieme, nel corso del processo in Corte d’Assise d’Appello che si svolgerà il 15 dicembre prossimo.

Ricordiamo che il 7 giugno scorso, la Corte d’Assise (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano e giudici popolari) ha emesso la sentenza di condanna al carcere a vita nei confronti del 23enne di Casarano. E il giudice Mariano afferma nelle motivazioni: “Scelse di uccidere con estrema lucidità e programmò anche per iscritto con dovizia minuziosa dei particolari ogni fase del delitto e quanto occorreva acquistare per la sua realizzazione”.

I giudici hanno disposto un maxi risarcimento del danno in favore dei familiari della coppia, barbaramente assassinata con quasi 80 coltellate, nell’abitazione di via Montello a Lecce, il 21 settembre del 2020. La famiglia di Daniele De Santis, arbitro leccese di 33 anni, è difesa dagli avvocati Mario Fazzini e Renata Minafra.

La mamma, lo zio e la nonna di Eleonora Manta, 30enne originaria di Seclì, laureata in giurisprudenza con un impiego all’Inps, sono assistiti dagli avvocati Francesco Spagnolo, Stefano Miglietta, Fiorella d’Ettorre. Il papà è invece difeso dall’avvocato Luca Piri.

La condanna per detenzione di materiale pedopornografico

E successivamente venne notificato ad Antonio De Marco, anche l’avviso di conclusione delle indagini su un altro filone d’inchiesta, relativo alla detenzione di materiale pedopornografico. Durante le indagini, nel suo computer furono trovati alcuni frame di video con minorenni e dei meme. In un solo caso, viene anche contestata la diffusione di materiale pedopornografico.

Per questa vicenda, De Marco ha già patteggiato la pena a 4 mesi di reclusione dinanzi al gup Laura Liguori. Il patteggiamento era stato concordato dagli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario con il pm Maria Consolata Moschettini.



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