È il giorno di Lucio, la mamma di Noemi: “ha chiesto scusa, ma non è pentito”

Gli avvocati di Lucio, accusato di aver ucciso la fidanzata, hanno richiesto il rito abbreviato che si celebrerà il 2 e 3 ottobre. Il ragazzo, all’epoca 17enne, ha chiesto scusa alla famiglia di Noemi quando ha ammesso di aver fatto tutto da solo.

C’erano tutti, questa mattina, al Tribunale dei Minorenni, dove alle 9.30 era fissata l’udienza preliminare a carico di Lucio, il 18enne di Montesardo finito in carcere per aver ucciso la fidanzata Noemi Durini.

Accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, i motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà, il ragazzo davanti al Gup, Aristodemo Ingusci ha confessato di aver fatto tutto da solo, smentendo se stesso e le sue tante versioni in cui aveva tirato in ballo altre persone, compreso papà Biagio. Ha raggiunto l’edificio che si affaccia su via Dalmazio Birago a bordo di un furgone, scortato da una pattuglia della polizia carceraria, ma è entrato da un ingresso secondario, evitando i giornalisti che ‘presidiavano’ l’ingresso.

“Ho ammazzato io Noemi” ha dichiarato il ragazzo, all’epoca 17enne che, senza mostrare segni di pentimento, ha voluto chiedere scusa alla famiglia della sua ex fidanzata. In fondo, nei giorni scorsi, la Procura aveva chiesto l’archiviazione per i genitori di Lucio e il meccanico di Patù, Fausto Nicolì. Era stato proprio Lucio a puntare il dito contro il padre, accusandolo di averlo aiutato a ricoprire il corpo di Noemi con le pietre recuperate da un muretto a secco. Una verità che non ha trovato riscontro

Gli avvocati difensori hanno chiesto la messa alla prova con affidamento ai Servizi Sociali, ma il Giudice non ha ritenuto il 17enne maturo. Ha accettato“soltanto” il rito abbreviato [e non come si pensava, il rito abbreviato condizionato da una nuova perizia psichiatrica] che sarà celebrato il 2 e 3 ottobre. L’unico imputato per la morte della 16enne di Specchia, sepolta viva nelle campagne di Castrignano del Capo, ottiene così uno sconto di pena, di un terzo come prevede la legge.

Non solo, gli è stato concesso di parlare, come aveva richiesto per fornire altri dettagli sul delitto o sulla presenza di eventuali complici sulla scena del delitto, che gli accertamenti hanno escluso. Un po’ a sorpresa, invece, ha fatto dietrofront sostenendo di essere stato lui ad uccidere la fidanzata perché esasperato dai litigi e dalle tensioni create dalle due famiglie che si opponevano alla relazione. “Un cancro” aveva scritto il padre Biagio, sul post con cui Noemi aveva annunciato su Facebook il fidanzamento.

Per la prima volta, il 18enne che ha permesso agli inquirenti di ritrovare il corpo senza vita della studentessa ha incrociato gli sguardi dei famigliari della sua fidanzata: la mamma Imma, arrivata in Tribunale accompagnata dal suo avvocato, Mario Blandolino che difende anche la sorella, anche lei presente. Il padre Umberto, assistito dall’avvocato Francesco Zacheo, non è entrato in aula.

Al termine dell’udienza preliminare, i genitori di Lucio sono stati protagonisti di un acceso scontro con i cronisti che attendevano fuori. Biagio, in particolare, ha spintonato il giornalista di Quarto Grado, Remo Croci per sottrarre Rocchetta alle sue domande. La donna ha avuto solo il tempo di gridare «Siamo orgogliosi. Siamo vivi», probabilmente riferendosi alla prima confessione del figlio, resa il giorno del ritrovamento del cadavere quando aveva detto di aver tolto la vita alla fidanzata perché insisteva per ‘uccidere’ i suoi genitori, che si opponevano al loro amore.



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