Arriva il no della Corte di Assise alla richiesta di rito abbreviato per Salvatore Carfora, il 38enne di Torre Annunziata, accusato dell’omicidio della ex compagna, la 29enne originaria di Rimini, Sonia Maggio. L’istanza è stata avanzata dall’avvocato Cristiano Solinas, legale dell’imputato, ma è stata rigettata, sulla base della norma di legge dell’aprile del 2019, ritenuta poi legittima dalla Corte Costiuzionale. Già nei mesi scorsi, il gip Sergio Tosi aveva rigettato la richiesta di rito alternativo.
La difesa ha comunque deciso di reiterare la richiesta, nel caso in cui nel corso del processo dovessero “cadere” le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e dell’aver agito con crudeltà, in relazione al reato di omicidio volontario contestato dal pm Alberto Santacatterina.
Il processo, tenutasi presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise (Presidente Pietro Baffa, a latere Francesca Mariano e giudici popolari) è poi proseguita regolarmente e sono stati ascoltati i poliziotti che hanno svolto le indagini. Non solo, anche il compagno della madre di Sonia, in merito al rapporto tormentato della ragazza con l’ex fidanzato. Anche oggi, l’imputato non ha presenziato al processo.
Erano presenti la madre, il padre e la sorella di Sonia che si sono costituti parte civile con l’avvocato Vincenzo Blandolino. Si è inoltre costituita parte civile l’associazione Gens Nova che si occupa della tutela dei minori.
La prossima udienza è fissata per il 18 gennaio del 2022, quando è previsto l’ascolto del medico legale e di altri testimoni dell’accusa.
Salvatore Carfora risponde dell’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione, “essendosi appositamente recato da Napoli (dove risiedeva) a Minervino, armato di un coltello, allo scopo di cagionare la morte di Sonia Di Maggio”. La Procura contesta anche l’aggravante dei futili motivi, “per un abnorme stimolo possessivo nei confronti della vittima, che era stata legata a lui in una relazione sentimentale ormai interrotta”. Carfora risponde di stalking verso Sonia ed il nuovo compagno, al quale indirizzava messaggi telefonici del tipo: “Meglio che rinunci a Sonia se no ti faccio fare una brutta fine…decidi bene”.
Ricordiamo che, nei mesi scorsi, il medico legale Alberto Tortorella ha eseguito l’autopsia sul corpo della giovane. Sonia è stata attinta da oltre trenta coltellate, al collo e alla testa, sferrate con ferocia e brutalità. E poi, c’e la relazione del consulente informatico Claudio Leone, da cui sono emersi numerosi messaggi scritti da Carfora, in cui emergeva il suo “amore malato” verso Sonia, come l’ha definito il gip Giulia Proto nell’ordinanza con cui ha convalidato il fermo e disposto il carcere.
La ricostruzione dei fatti
L’omicidio è avvenuto il 1 febbraio del 2021, a Specchia Gallone. Salvatore Carfora dopo aver lasciato il dormitorio pubblico, nei pressi della stazione di Napoli, si è messo a bordo di un treno diretto nel Salento, in piena emergenza Covid. E poi, ha raggiunto la frazione di Minervino, con l’autobus della Sud-Est, partendo da Lecce intorno alle 18.00. E ha chiesto all’autista di fermarsi quando, giunto sul posto, ha visto Sonia in compagnia del fidanzato. Sceso dal bus, ha messo in atto il brutale omicidio della ex, intorno alle 19.
In base a varie testimonianze, tra cui quella del nuovo fidanzato di Sonia, il 38enne campano ha colpito la giovane alle spalle; l’ha trascinata sull’asfalto e l’ha martoriata con altri fendenti. Alcuni sferrati in pieno volto. È stato però riconosciuto dal fidanzato della vittima che aveva visto una sua foto sui social e grazie anche alla luce di un lampione che illuminava il suo volto. Una signora è stata la prima testimone oculare del femminicidio e dopo aver soccorso la giovane e chiamato il 118, le avrebbe tamponato le gravi ferite con un ascigumano in attesa dei soccorsi.
Il fermo dell’ex fidanzato
Carfora è stato poi fermato ad Otranto, grazie anche alla segnalazione di un commerciante. In passato il 38enne campano aveva già picchiato la sua ex, che presentava una cicatrice sul volto dovuta ad un pugno. E Sonia era sfuggita alle sue violenze, recandosi in Salento. Carfora, però, non si arrendeva e si recava prima a Rimini dalla madre della giovane. Dopo aver carpito con l’inganno il numero di telefono del nuovo compagno, iniziava a perseguitarlo e minacciarlo. Carfora, nel corso dell’interrogatorio in carcere, ha confessato l’omicidio, ma ha sostenuto che era sceso in Salento per avere un chiarimento con la ex compagna e chiederle di tornare con lui. Di fronte al rifiuto di Sonia, ha perso la testa, si è sfilato il coltello dalla cintola dei pantaloni e l’ha colpita.
Successivamente è arrivata, l’istanza di giudizio immediato del sostituto procuratore Alberto Santacatterina. La Procura ha ritenito evidenti gli elementi di prova raccolti e dunque sufficienti per bypassare l’udienza preliminare. Ed a stretto giro, il gip Giulia Proto, attraverso apposito decreto, ha accolto la richiesta di giudizio immediato e si arrivato al processo innanzi alla Corte d’Assise.