Operaio morì nei pressi di un passaggio a livello: assoluzione per il legale rappresentante dell’azienda

Il giudice della prima sezione penale ha assolto Giambattista Verzelletti, 48enne di Vercelli, dall’accusa di omicidio colposo: era sotto processo, assieme al capo squadra già condannato a sei mesi, per la morte bianca di un operaio albanese, travolto da un treno.

Una morte bianca risalente a ben 9 anni fa, per la quale vi erano già stati due processi ed una condanna, ha avuto un inaspettato epilogo. Il giudice Sergio Tosi della prima sezione penale in composizione monocratica, nelle scorse ore, ha assolto "perché il fatto non sussiste" Giambattista Verzelletti, 48enne di Vercelli, difeso dagli avvocati Giuseppe Romano e Andrea Corsaro. Il Vpo di udienza ha chiesto, invece, una condanna a sei mesi per l'imputato, con l'accusa di omicidio colposo. Verzelletti era il legale rappresentante di un'impresa di Vercelli, sub-appaltatrice dei lavori di automazione dei passaggi a livello sulle linee ferroviarie, nonché, secondo la tesi della Procura, il datore di lavoro dell'operaio albanese Victor Rotaru, deceduto, il 3 novembre 2006, travolto da un treno.

I difensori dell'imputato, invece, nella discussione in aula, hanno chiesto l'assoluzione del proprio assistito sottolineando, anzitutto, che il datore di lavoro di Rotaru non fosse il legale rappresentante dell'azienda, dunque lo stesso Verzelletti, ma su specifica delega, un membro del consiglio di amministrazione. Inoltre, vista la complessità della struttura aziendale, tra le altre cose collocata a più di mille km di distanza dal luogo dell'incidente, sarebbe stato impossibile, stabilire  alcuna responsabilità oggettiva. Infine, i due legali hanno ritenuto che la circostanza in cui perse la vita l'operaio, fosse stato causata dall'imprudenza di quest'ultimo. Rotaru avrebbe superato le sbarre del passaggio a livello di sua iniziativa, in violazione degli ordini impartitigli dal proprio capo squadra. Per cui sarebbe da ritenere, che nessuna misura di sicurezza avrebbe potuto salvare la vita all'operaio.

I fratelli della vittima e la moglie si erano costituiti parte civile ( con l'avvocato Cristian Quarta) già nel corso del processo celebratosi a partire da ottobre 2008 ed erano stati  risarciti del danno dalla compagnia assicurativa. Difatti, sia Giambattista Verzelletti che Gaetano Menolascina, 51enne di Cremona, in qualità di responsabile del cantiere, erano stati già condannati in primo grado a sei mesi di reclusione ( con pena sospesa). I loro difensori,  Romano e Corsaro, però, fecero ricorso in Appello, poiché sollevarono un'eccezione di nullità per un difetto di notifica nei confronti di Verzelletti (per Menolascina fu confermata la condanna a sei mesi). I giudici accolsero la questione della "nullità " e disposero la celebrazione di un nuovo processo di primo grado.

Ricordiamo che Rotaru era stato assunto, proprio il giorno prima del suo decesso e stava effettuando dei piccoli interventi di riempimento di buche della strada, nei pressi di un passaggio a livello. Egli si trovava lungo la tratta delle ferrovie sud est Gagliano-Novoli, assieme ad altri colleghi. Secondo quanto sostenuto dal sostituto procuratore Paola Guglielmi, titolare dell'inchiesta, l'ordine d'intervenire in quel punto sarebbe stato impartito da Gaetano Menolascina, 51enne di Cremona, in qualità di responsabile del cantiere. Questi, in particolare, non avrebbe comunicato la variazione di "programma", al direttore dei lavori. Invece, Verzelletti, imputato nel processo odierno, non avrebbe informato adeguatamente il manovale sui rischi derivanti dalle proprie mansioni. Inoltre, non si sarebbe accertato che lo stesso Rotaru ricevesse un'adeguata formazione in materia di sicurezza sul lavoro.

In base alla tesi dell'accusa, dunque, tutta una serie di negligenze ed imperizie, avrebbero "impedito" al macchinista del treno, di sapere in anticipo l'esistenza dei lavori in corso e quindidi procedere con estrema cautela, nel momento in cui, Rotaru era impegnato nei lavori di battitura dell'asfalto, a mezzo di una macchina "piastra vibrante". L'operaio, a seguito del violento impatto, riportò un trauma toracico e cranico e la rottura degli organi interni che ne provocarono la morte.



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