Patteggia tre anni, Giuseppe Calcagnile, 40enne leccese, accusato di aver sparato, ad un coetaneo che era seduto al tavolino di un bar alla periferia di Lecce, a suo dire, per vendicarsi di un presunto torto subìto.
La richiesta di patteggiamento alla pena di tre anni di reclusione, concordata dal suo legale, l’avvocato Lucia Longo, con il pm Alberto Santacatterina, è stata accolta dal gup Angelo Zizzari.
L’imputato risponde di lesioni personali aggravate e porto illegale di arma da fuoco.
In precedenza, il gup Giulia Proto aveva emesso un decreto di giudizio immediato verso Giuseppe Calcagnile, dinanzi al giudice monocratico, ma vi è poi stata l’istanza di patteggiamento.
Le indagini
I fatti risalgono al 18 marzo scorso, quando Christian Salierno, 41enne leccese, (soggetto già noto alle forze dell’ordine), seduto al tavolino di un bar, in viale Grassi a Lecce, è stato raggiunto da un colpo di pistola alla gamba. L’uomo, dopo l’aggressione armata, ha rimediato una frattura del femore con prognosi di 40 giorni.
Determinante ai fini dell’arresto di Calcagnile si è rivelata l’acquisizione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza del bar dove si è verificato l’agguato. L’aggressore è stato, dopo meno di ventiquattro ore, rintracciato dai poliziotti all’interno della sua abitazione, ammettendo di essere l’autore della gambizzazione, ma sottolineando che non era sua intenzione uccidere Salierno. Il 40enne è stato poi condotto presso il carcere di Borgo San Nicola, ma attualmente si trova ai domiciliari con il braccialetto elettronico.
E come poi riferito davanti al gip Giulia Proto, durante l’interrogatorio, ha affermato di essere stato picchiato in casa per la frequentazione di una donna e per vendicarsi, temendo anche per l’incolumità dei propri familiari, si è armato di pistola ed ha sparato, poche ore dopo, contro Cristian Salierno seduto al tavolino di un bar in viale Grassi a Lecce. Non solo, poiché era presente un amico dell’uomo raggiunto dai due colpi di pistola alle gambe, autore del pestaggio insieme a Salierno e verso il quale era rivolta maggiormente la sua rabbia, ma che era stato “risparmiato” poiché era entrato dentro il bar, in cui c’era gente.