Tentata estorsione a una 37enne? A processo giovane politico leccese

Oggi è stata ascoltata la presunta vittima che ha confermato le accuse. Sul banco degli imputati, compare G.G. 35 anni, con alle spalle un’esperienza di consigliere circoscrizionale. Secondo l’accusa, avrebbe preteso, attraverso minacce telefoniche, denaro da un’attivista politica.

Una tentata estorsione ad una militante per mano di un giovane politico leccese?  Il processo dinanzi al giudice monocratico vede comparire sul banco degli imputati, G.G. 35 anni, con alle spalle un’esperienza di consigliere circoscrizionale.

Nella mattinata odierna, è proseguita l’istruttoria dibattimentale. Oggi è stata ascoltata la presunta vittima che ha confermato le accuse e sono stati sentiti anche altri testimoni. Nella prossima udienza, dovrebbe terminare il dibattimento e tenersi la discussione in aula ed il giudice potrebbe emettere la sentenza.

Le accuse

Secondo l’accusa, G.G. avrebbe preteso, attraverso minacce telefoniche, una somma di denaro da una 37enne di un paese alle porte di Lecce. Fu proprio la presunta vittima a denunciare l’accaduto. La donna riferì di aver conosciuto nel 2009, tramite un amico in comune, il giovane politico e di aver collaborato alla campagna elettorale.

In seguito, per mezzo dello stesso conoscente, lo avrebbe risentito per concordare l’acquisto di una macchina usata, che deteneva in custodia, ma di proprietà di un’altra persona.

La denunciante afferma, che avrebbe trovato un accordo economico sull’acquisto e ritirato la vettura, ma dopo alcuni ritardi dovuti al suo precario stato di salute, avrebbe ricevuto una lettera di “messa in mora”. Nonostante ciò, la donna avrebbe provveduto al pagamento rateale della somma dovuta di 1.500 euro.

In seguito, la donna avrebbe risentito G.G. per chiedergli di mettersi in contatto con la proprietaria dell’auto, poiché le occorreva il passaggio di proprietà. Il giovane politico leccese avrebbe accettato, ma avrebbe anche iniziato ad avanzare, a detta della denunciante, pretese economiche, recandosi presso la sua abitazione. Dopo il rifiuto della stessa, le avrebbe fatto recapitare una lettera da un avvocato, in cui richiedeva il pagamento della somma di 1.700 euro (comprensiva di spese legali) asserendo di aver maturato un credito di 1.500 euro (la cifra indicata nella lettera di messa in mora) e di essere in possesso di una dichiarazione scritta da lei.

Di fronte alle ennesime resistenze della donna, G.G. nell’aprile del 2012, secondo quanto contestato dalla Procura, avrebbe cominciato a tempestarla di telefonate da numero anonimo e in un’ultima chiamata avrebbe proferito la frase “sbrigati a restituirmi i soldi e stai attenta”.

La donna, come detto, ha poi denunciato ogni cosa, allegando i certificati medici attestanti il precario stato di salute, aggravato dagli stati d’ansia dovuti al comportamento assillante di G.G. La 37enne si è costituita parte civile all’inizio del processo.



In questo articolo: