Un caso di presunta estorsione che vedrebbe protagonista Pompeo Rosario Padovano e per il quale è stata fissata al 20 giugno l'udienza preliminare.
Quel giorno, il giudice dell’udienza preliminare, Simona Panzera deciderà se rinviare a giudizio o meno il 45enne Gallipolino, ma il difensore di Padovano, l'avvocato Luigi Piccinni potrà avanzare richiesta di rito alternativo (abbreviato o patteggiamento).
Pompeo Rosario Padovano divenne capo clan dell'omonimo gruppo, dopo l'esecuzione mafiosa del fratello Salvatore avvenuta nel novembre 2009, di cui ne fu il mandante.
Inoltre, nella stessa udienza, il giudice deciderà se mandare "sotto processo" l'altro protagonista della vicenda, il 42enne Luca Gransasso, anch'egli gallipolino, difeso dall'avvocato Speranza Faenza.
Pompe Rosario Padovano è accusato di avere chiesto "attraverso intimidazione" al titolare di un attività commerciale, di “trovare un lavoro" a Gransasso. Difatti, sostiene il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, titolare dell'inchiesta, quest'ultimo avrebbe consegnato nel marzo 2011una lettera a Piccinno, a firma di Rosario Padovano, che gli veniva letta sul momento. In essa, scritta dal carcere di Voghera dov'è detenuto, il boss chiedeva di aiutare Gransasso, in quanto "bravo ragazzo" e perchè "le cui sorti gli stavano a cuore". Il contenuto delle lettera, sostiene il pm Mignone, era diretta a "intimidire" l'interlocutore che avrebbe pagato a caro prezzo un'eventuale rifiuto. Fu lo stesso Piccinno a denunciare i fatti ai carabinieri.
Ricordiamo che Pompeo Rosario Padovano è stato condannato a 10 anni di carcere, già nel luglio di 4 anni fa per estorsione aggravata dalla minaccia e dal metodo mafioso ai danni di Emanuele Piccinno, in relazione ad altri episodi.
