Presunta truffa con i bonus edilizi. Chiusa inchiesta con 22 indagati

Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero ottenuto illegalmente dei crediti d’imposta per lavori edili spesso inesistenti. E se qualcuno non rispettava gli accordi, scattavano le intimidazioni.

La Procura chiude una maxi inchiesta con 22 indagati, su una presunta truffa con i bonus edilizi, ma nella quale sono confluiti anche tre episodi intimidatori, con  case e macchine, date alla fiamme, per ottenere denaro.

L’avviso di conclusione delle indagini porta la firma del pm Simona Rizzo.

Gli indagati hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o per produrre memorie difensive. Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Luca Puce, Davide Micaletto, Giuseppe Presicce, Veronica Merico, Silvio Caroli, Giorgio Caroli, Rocco Rondello, Barbara Fracasso e Tommaso Donvito.

Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero ottenuto illegalmente dei crediti d’imposta per lavori edili spesso inesistenti, attraverso i “superbonus” o i “bonus facciate”. E se qualcuno non rispettava gli accordi, scattavano le minacce e le intimidazioni.

Come detto vengono anche contestati gli episodi estorsivi avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 giugno, e appena cinque giorni dopo, tra il 28 e il 29 giugno, quando venne dato fuoco, in entrambi i casi,  ad un’abitazione di Presicce Acquarica. Dietro quegli incendi, secondo la Procura, c’era Orazio Preite, con diversi precedenti penali, tra cui un tentato omicidio. Il motivo? La pretesa  di 150 mila euro dal proprietario Giorgio Monsellato, come parte dei proventi delle pratiche sui bonus edilizi. Non solo, 10 giorni dopo gli attentati incendiari, attraverso un intermediario, Preite sarebbe riuscito a farsi consegnare l’intera somma.

Anche Antonio Tommaso Memmi (uno dei 22 indagati di questa inchiesta) avrebbe subito un atto intimidatorio. Il 2 dicembre del 2022, una villetta e due auto vennero date alle fiamme per costringerlo a versare 100mila euro. Anche in questo caso, si parla di una parte dei presunti proventi ottenuti con la truffa sui bonus fiscali.

Tra i 22 indagati compare anche Albano Galati, attualmente recluso nel penitenziario di Matera, con l’accusa di omicidio in un’altra inchiesta, per aver accoltellato la moglie Aneta Danielczyk, di 50 anni e già finito sotto processo.