La vicenda dei presunti illeciti legati alla gestione della Masseria “Torcito” di Cannole, si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo il sequestro del parco avvenuto due anni fa e la chiusura delle indagini, arriva la richiesta di rinvio a giudizio per le quattro persone che erano già finite nel registro degli indagati.
Il procuratore aggiunto Ennio Cillo ha chiesto che vengano sottoposti a processo penale: Rocco Merico, 58 anni, di Poggiardo, come Dirigente del Settore Lavori Pubblici e Mobilità e del Servizio Edilizio e Patrimonio della Provincia di Lecce; Sergio Donadonibus, 70enne di Noci, liquidatore della Intini Source srl e amministratore della Società "Parco Torcito" srl; Giuseppe Botta, 54 anni di Palo del Colle, in qualità di direttore dei lavori; Angelo Rocco Dongiovanni, 60, di Conversano, nel ruolo di progettista. Adesso, bisognerà attendere l'assegnazione del fascicolo al gup che deciderà nell'ambito dell'udienza preliminare che verrà fissata a breve, se rinviare effettivamente a giudizio i quattro indagati.
Le accuse, contestate a vario titolo ed in diversa misura agli indagati dal procuratore aggiunto Ennio Cillo sono: lottizzazione abusiva, danneggiamento, deturpamento di bellezze naturali, tentata truffa aggravata, falsità materiale e ideologica.
In particolare, ritiene la Procura, nonostante la società barese Intini Source srl risultasse formalmente in liquidazione sin dal luglio del 2012,Sergio Donadonibus e Rocco Merico sottoscrissero nell'agosto dello stesso anno, il contratto di concessione dei lavori pubblici per la valorizzazione del parco di Torcito, senza fornire alcuna garanzia in merito ai requisiti economici e finanziari. Nello specifico, la Intini srl ottenne un finanziamento pubblico di quasi 5 milioni di euro, essendosi aggiudicata per i successivi 18 anni la gara d’appalto relativa alla “valorizzazione delle potenzialità turistiche della Masseria Torcito”, ma senza essere in grado di assolvere gli obblighi pluriennali della concessione.
Gli indagati, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero commesso una serie di "atti fraudolenti" (copia del progetto, il permesso di costruire, certificato di inizio dei lavori) per ottenere la prima tranche del finanziamento dalla Regione Puglia; atti idonei ad indurre in errore anche la Provincia di Lecce che ha avanzato la richiesta di risarcimento dei danni per la mancata realizzazione delle opere di ristrutturazione delle masserie e il mancato assolvimento degli obblighi contrattuali per i successivi diciotto anni. Ci sono poi i presunti abusi edilizi compiuti nell’area, che ad avviso della Procura, "avrebbero modificato l'assetto geomorfologico, con eliminazione di forme vegetali ed arboree" (lo sbancamento sul crinale, il declivio di una collina e l’apertura di una pista carrabile ).
’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Cillo è stata condotta dagli agenti del Nipaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale) e dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria.
Gli indagati, sono assistiti dagli avvocati Viola Messa, Anna Grazia Maraschio, Francesco Cantobelli, Fritz Massa, Stefano Chiriattie Pietro Quinto.