Tredici persone finiscono sotto processo per una serie di furti agli impianti fotovoltaici delle campagne salentine.
Il gup Cinzia Vergine ha rinviato a giudizio, dopo l’udienza preliminare: Pasquale Storino, 45 anni di Seclì; Gianni Caraccio, 23 anni di Galatone; Roberto Caraccio, 46 anni di Galatone; Rocco Caraccio, 40enne di Seclì; Oronzo Caraccio, 48 anni di Seclì; Luigi D’Amato, 38 anni di Galatone; Giuseppina Caraccio, 33 anni di Galatone; Giuseppina Storino, 43 anni di Seclì; Roberto Romano, 67 anni di Montesano Salentino.
E ancora, El Houssine Zhari, 34enne di Nardò; Badr El Youbi, 38 anni di Galatone; Mohammed Roualy di Galatone (tutti di origini marocchine) ed Alì Selmi, 43 anni di Galatone, ma di origini tunisine. Dovranno presentarsi il 6 luglio del 2022, dinanzi ai giudici della prima sezione in composizione collegiale, per l’inizio del processo.
Rispondono, a vario titolo ed in diversa misura, delle ipotesi di reato di associazione a delinquere e furto aggravato (tentato o consumato).
È stata stralciata invece, la posizione di Rocco D’Aggiano, 29enne di Galatone, per un difetto di notifica.
Il collegio difensivo
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Speranza Faenza, Carmine De Paolis, Cristiano Solinas, Andrea Bianco, Roberto Tarantino, Giuseppe De Luca che potranno dimostrare l’estraneità alle accuse durante il dibattimento in aula.
I sette episodi contestati dal pm Luigi Mastroniani, si sarebbero verificati tra aprile e maggio del 2019, in diverse località salentine, quali Lecce, Guagnano, Casarano, Parabita, Melissano, Ugento, Martano.
A capo dell’organizzazione, ritiene la Procura, vi era El Houssine Zhari che gestiva le comunicazioni tra sodali, coadiuvato da Badr El Youbi. E poi, Mohammed Roualy ed Alì Selmi, che si occupavano direttamente dei furti di rame negli impianti fotovoltaici. Invece, Pasquale Storino curava il trasporto dei complici mediante un furgone e si occupava anche di recuperare la refurtiva.
Gli altri (non rispondono di associazione a delinquere) avrebbero invece compiuto i furti, spesso di notte, approfittando dell’assenza di automobilisti di passaggio. Non sempre, i “colpi” sarebbero andati a buon fine, per l’intervento della vigilanza.
Il copione era sempre lo stesso. I ladri si introducevano all’interno dell’impianto, recidendo la rete metallica e dopo aver divelto i pannelli si impossessavano anche dei cavi di rame. In una circostanza, si sarebbero appropriati di 697 metri di rame con un danno complessivo per l’azienda di 75mila euro.
