Processo Bcc di Terra d’Otranto. Ascoltato come testimone l’ex Deputato, Achille Villani Miglietta

Dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale, Presidente Roberto Tanisi, a latere Giovanna Piazzalunga ed Elena Coppola, è stato ascoltato come teste della pubblica accusa.

Prende la parola un testimone “eccellente”, nel processo sui presunti illeciti per il rinnovo del consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto, del maggio 2014.

Dinanzi ai giudici della prima sezione collegiale (Presidente Roberto Tanisi, a latere Giovanna Piazzalunga ed Elena Coppola), è stato ascoltato come teste della pubblica accusa, l’ex deputato di Alleanza Nazionale ed ex sindaco di Carmiano, Achille Villani Miglietta. La “persona offesa” nel processo ha risposto alle domande del pubblico ministero Carmen Ruggiero.

Villani Miglietta, assessore ai lavori pubblici all’epoca dei fatti, ha parlato di alcuni elementi che hanno inciso nei rapporti con Giancarlo Mazzotta, sindaco di Carmiano all’epoca e che portarono alle sue dimissioni da assessore.

Miglietta ha riferito soprattutto sulla gestione della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto, all’epoca in cui la presidenza venne affidata a Dino Mazzotta, dopo le dimissioni del precedente presidente. E del ruolo del fratello Giancarlo che si sarebbe inserito, “dietro le quinte”, nelle scelte operative. E ha parlato delle successive elezioni, in cui comparivano Dino Mazzotta, sostenuto dal fratello Giancarlo e Giulio Ferrieri Caputi. Miglietta avrebbe sostenuto la lista di quest’ultimo, subendo anche minacce per questa scelta, alla presenza di “Gianni Conad” (uno degli imputati), considerato dalla pubblica accusa, vicino al clan Tornese di Monteroni.

E ha anche parlato di altri candidati alla presidenza della banca che avrebbero subito intimidazioni. Successivamente, Villani Miglietta si è sottoposto al controesame del collegio difensivo.

Il processo proseguirà il 1 febbraio con l’ascolto di altri testimoni.

Intanto, sempre in mattinata, il pubblico ministero Carmen Ruggiero ha chiesto di poter acquisire l’annotazione del comandante della polizia locale di Monteroni su di una conversazione con “Gianni Conad” e l’ascolto dello stesso comandante. Secondo l’accusa, emergerebbero circostanze rilevanti sull’aggravante del metodo mafioso anche nel procedimento sulla banca.

Ricordiamo che nelle scorse ore, “Gianni Conad“, accusato di gravi minacce al comandante della polizia locale di Monteroni, ha patteggiato la pena. La sentenza è stata emessa dal gip Giovanni Gallo. Il giudice ha condannato Giovanni Mazzotta, 55 anni di Monteroni, alla pena di 1 anno e 10 mesi.

Il processo sulla banca

Ricordiamo che sul banco degli imputati, oltre all’ex “primo cittadino” di Carmiano, compaiono altre cinque persone: Ennio Capozza, 62 anni di Lecce, nelle vesti di visurista a contratto per la banca, direttore di filiale; Luciano Gallo, 50 anni di Martano; Saulle Politi, 46 anni di Monteroni; Giovanni Mazzotta, 55 anni di Monteroni, detto Gianni Conad e Maria Grazia Taurino, 53 anni di Carmiano, addetta ai mutui.

Rispondono a vario titolo e in diversa misura di: estorsione aggravata dal metodo mafioso, tentata e consumata, violenza privata, tentata concussione.

Il collegio difensivo

Gli imputati sono assistiti, tra glia altri, dagli avvocati: Pantaleo Cannolletta, Andrea Sambati, Francesco Paolo Sisto, Massimo Bellini, Luigi e Roberto Rella, Carlo Sariconi, Laura Minosi, Ladislao Massari, Paolo Pepe, Antonio Savoia, Paolo Spalluto.

Inoltre, si sono costituiti parte civile: l’ex deputato di Alleanza Nazionale Achille Villani Miglietta, assistito dall’avvocato Carlo Gervasi e Giulio Ferrieri Caputi, il competitor di Dino Mazzotta per ottenere, all’epoca dei fatti, la Presidenza della banca.

Le dichiarazioni del pentito

Il pm, durante una delle prime udienze, ha presentato un verbale del collaboratore di giustizia, Tommaso Montedoro. Il pentito, nei mesi scorsi, ha riferito agli inquirenti di un incontro avvenuto in passato a Casarano con il sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta. Il motivo del presunto appuntamento? Un prestito bancario per l’apertura di un centro commerciale nel Basso Salento, in cambio dell’appoggio in campagna elettorale. In realtà, come riferito dallo stesso pentito, dell’affare non se ne fece più niente.

Giancarlo Mazzotta ha sempre smentito categoricamente di avere conosciuto e addirittura incontrato, Tommaso Montedoro.

L’inchiesta

Il pubblico ministero Carmen Ruggiero, nei mesi scorsi, ha chiuso linchiesta sul rinnovo del consiglio d’amministrazione della Banca di credito cooperativo Terra d’Otranto condizionato, secondo l’accusa, da presunte ingerenze della Sacra Corona Unita.

Al sindaco di Carmiano viene contestato di aver favorito il fratello Dino per ottenere la presidenza a scapito dell’altro concorrente Giulio Ferrieri Caputi. In che modo? Attraverso svariate false autenticazioni delle firme dei soci per votare per la lista capeggiata da Dino Mazzotta.

L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri del Ros e della Compagnia di Campi Salentina.

I fatti contestati (fino al 2014), occorre ricordare, si riferiscono al vecchio consiglio di amministrazione della banca.

L’altro processo

Nei mesi scorsi, è invece finito sotto processo Achille Villani Miglietta, ex deputato di Alleanza Nazionale, accusato di diffamazione nei confronti dell’allora sindaco di Carmiano, Giancarlo Mazzotta. Le indagini hanno preso il via da una querela presentata dall’ex primo cittadino di Carmiano, assistito in questo procedimento dall’avvocato Paolo Spalluto, nel gennaio del 2018.

Secondo l’accusa, Villani offendeva la reputazione di Mazzotta per avere pubblicato sul proprio profilo WhatsApp la frase offensiva “De m… truffatore paga li cristiani”. Il riferimento era alla scritta apparsa il 17 dicembre 2017, su di un muro a Carmiano. Lo stesso giorno, ricordiamo, fu anche lanciata una molotov nella villa dell’ex sindaco.



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