Si conclude con la condanna ad oltre 120 anni di carcere, il processo Sabr" sul caporalato a Nardò. Nell'aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, innanzi ai giudici della Corte di Assise di Lecce, presieduta da Roberto Tanisi, a latere Francesca Mariano e giudici popolari, si è tenuta in mattinata l'udienza conclusiva. Sul banco degli imputati sedici persone, tra le quali otto cittadini stranieri. Tra di essi, compaiono alcuni dipendenti delle aziende che, secondo l'accusa, avrebbero impiegato la manodopera in maniera "irregolare", instaurando un sistema di sfruttamento.
Il Procuratore Aggiunto Elsa Valeria Mignone, in una scorsa udienza, nel corso di una lunga ed appassionata requisitoria durata circa cinque ore, ha evidenziato come gli imputati avessero creato un sistema di riduzione in schiavitù dei braccianti agricoli.
La pubblica accusa ha evidenziato l'esistenza una struttura piramidale costituita da: imprenditori locali che costituivano il "vertice", "reclutatori" africani, caporali e capi squadra. Durante il processo sono stati ascoltati numerosi testimoni che avrebbero corroborato la tesi accusatoria. Alcuni testi, però, avrebbero dichiarato di essere stati pagati regolarmente e di non avere subito alcun tipo di sfruttamento.
Gli imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura dei reati di: associazione a delinquere, finalizzata a reclutare cittadini extracomunitari clandestini (soprattutto ghanesi e sudanesi), impiegati per la raccolta di angurie e pomodori, presso la Masseria Boncuri nelle campagne neretine; sfruttamento e riduzione in schiavitù (come tenacemente richiesto, per quest'ultimo punto, dal Procuratore Aggiunto Mignone, nonostante il Tribunale del Riesame ritenesse tale ipotesi di reato insussistente).
L'Operazione investigativa "Sabr" (dal soprannome di uno dei caporali) prese il via dalla ribellione guidata da Sagnet, che portò alla denuncia tra il 2009 ed il 2011,di un brutale sistema di sfruttamento. Da lì, partirono le indagini dei Ros di Lecce.
Processo Sabr sul caporalato: inflitti oltre 120 anni di carcere a tredici imputati e tre assoluzioni
Nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, i giudici della Corte di Assise di Lecce hanno emesso l’attesa sentenza. La maggior parte degli imputati risponde di associazione a delinquere e sfruttamento e riduzione in schiavitù